sabato 26 dicembre 2020

Vaccini anti Covid: cosa sono e come funzionano

Domani, 27 dicembre, ha inizio, con il VDay, la campagna vaccinale contro il Covid-19 in tutta l’Unione Europea.

Il primo vaccino ad aver ricevuto l’AIC (autorizzazione all’immissione in commercio), cioè l’approvazione delle Agenzie regolatorie EMA (per l’Europa) e AIFA (per l’Italia), è il vaccino messo a punto dalla Pfizer-BioNTech, noto anche con il nome Comirnaty o BNT162b2, e sarà questo vaccino a essere somministrato ai primi soggetti nella Fase I della campagna.

Seguirà l’approvazione e la distribuzione di altri vaccini studiati nel corso del 2020, tra questi in particolare è imminente il passaggio d’approvazione anche per il vaccino Moderna, seguito da Astra Zeneca, Curevac, Sanofi/GSK e Johnson&Johnson.

 Si tratta di vaccini con differenti caratteristiche e meccanismi d’azione, che tuttavia condividono un rigoroso percorso di sperimentazione.

 Le tipologie di vaccini. ll vaccino Pfizer-BioNTech e il vaccino Moderna utilizzano il mRNA per “educare” il sistema immunitario a riconoscere e neutralizzare molecole specifiche (antigeni) del SARS-CoV-2, in particolare la proteina S.

Il vaccino Astra Zeneca sfrutta invece informazione genetica contenuta su DNA a doppio filamento.

Un’ulteriore modalità di acquisizione della protezione immunitaria consiste nell’utilizzare un altro virus (in particolare l’Adenovirus, responsabile del comune raffreddore) come vettore stimolando la risposta immune da parte delle cellule umane, mimando l’infezione naturale attraverso un agente virale innocuo.

Il vaccino Pfizer-BioNTech. Il vaccino Pfizer-BioNTech, che sarà somministrato domani ai primi operatori sanitari, agisce attraverso il mRNA, ossia utilizza l’informazione genetica contenuta all’interno del genoma virale per stimolare l’azione del sistema immunitario contro il virus. Ciò avviene inserendo il mRNA all’interno di nanoparticelle lipidiche, che consentono di trasferirlo all’interno delle cellule umane in una forma impossibilitata a replicarsi (in quanto è solo una “copia” dell’informazione genetica del virus, quindi incapace di infettare) ma stimola in modo transitorio l’espressione della proteina S (spike), una delle 4 principali proteine strutturali del SARS-CoV-2 e principale bersaglio dei vaccini attualmente in studio contro il Covid-19. La proteina S è responsabile dell’ancoraggio del SARS-CoV-2 alle cellule umane per consentire l’ingresso del virus nella cellula ospite attraverso il recettore ACE2, e la proteina codificata dall’mRNA contenuto nel vaccino è leggermente modificata rispetto alla sua forma naturale. Questo induce l’attivazione del sistema immunitario contro uno dei componenti chiave di struttura del virus, coinvolgendo sia la risposta anticorpale che la risposta cellulo-mediata, senza sviluppare infezione, e quindi malattia. 

Si tratta quindi di un vaccino a particelle simil-virali, in cui nell’organismo umano viene introdotta una copia dell’informazione genetica dell’agente responsabile dell’infezione, incapace di permanere all’interno dell’organismo e degradato poco dopo la vaccinazione. Ciò che rimane all’organismo è la capacità di riconoscere in seguito la proteina S, producendo anticorpi per bloccarla e impedire il suo ingresso nelle cellule umane. Il vaccino è stato approvato per l’immissione in commercio in quanto sicuro ed efficace dopo un ciclo di 2 dosi somministrate per via intramuscolare a distanza di 21 giorni.

La sola controindicazione specifica alla somministrazione del vaccino è l’ipersensibilità nota al principio attivo o a uno degli eccipienti (es. anafilassi alla somministrazione della prima dose). È sempre necessario, come per gli altri vaccini, rimanere in prossimità dell’ambulatorio vaccinale per i 15 minuti successivi alla somministrazione per il monitoraggio.

La vaccinazione va rimandata in caso fosse presente uno stato febbrile acuto severo o un’infezione acuta, ma la presenza di sintomatologia lieve di tipo febbrile o da raffreddamento non comporta il rinvio, e per i soggetti in terapia anticoagulante o con disturbi della coagulazione verranno osservate le cautele del caso. Per la somministrazione in soggetti <16 anni, in gravidanza o durante l’allattamento sarà necessario attendere studi clinici più approfonditi.

Gli effetti collaterali che si possono più sviluppare dopo la somministrazione, come per altri vaccini, sono dolore in sede di iniezione, affaticamento, cefalea, mialgie, brivido, artralgie e febbre, solitamente di debole o moderata intensità e risolte entro pochi giorni dalla somministrazione del vaccino.

 Il vaccino deve essere conservato in appositi freezer a temperature comprese tra i -60°C e i -80°C, e “scongelato” nelle dosi che verranno utilizzate entro poche ore (o pochi giorni, se conservate a temperatura di frigorifero). Per facilitare la distribuzione e l’utilizzo sul territorio i vaccini sono disposti all’interno di contenitori provvisti di ghiaccio secco e di un dispositivo per il monitoraggio della temperatura.

 La protezione immunitaria si sviluppa dopo circa 7 giorni dalla somministrazione della seconda dose.

 

 

 

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