martedì 30 aprile 2013

Gobbera: cosa prevedono i lavori?

Sala piena, circa 30 persone, al Ristorante Pizzeria al Passo Gobbera per discutere della chiusura della strada del passo per poter chiudere l'annoso problema dell'acquedotto e delle fognature. Un problema che porta in alcune zone avere una pressione decente anche per potersi lavare.

A presentare il progetto non è stato presente il tecnico del progetto per motivi personali di cui è stato lasciato il numero al titolare locale nel caso di problemi in fase di lavoro. E' un lavoro complesso perchè l'intervento porta a risolvere il problema dell'arsenico collegando la zona di Gobbera con l'acquedotto principale delle Belle Fior che serve il Comune di Canal San Bovo. L'intervento attuale vede lavorare tre squadre una che lavorerà dalla zona della Val de Lac e sale, un'altra partirà dalla curva dopo il Cimitero e salirà, la terza non ho capito come lavorerà.

Certo è che un primo tratto sarà a senso unico alternato e lì si potrà entrare con la macchina fino al parcheggio in val del Lac una volta che la squadra a terminato. Ci saranno però 300 metri bloccati e in cima il passo ci sarà chiusura fino alla vecchia scuola.

E' stato detto che nei pressi della vecchia scuola ci sarà un parcheggio e uno una volta terminato il lavoro presso nel parco in Val de Lac un parcheggio. E poi per il resto a lati delle strade tranne nel senso unico alternato regolato col semaforo.

C'è un periodo in cui ci saranno problemi per le corriere che non potranno girarsi e per il trasporto alunni si dovrà portare i ragazzi al bivio dopo il cimitero. Un lavoro che durerà dal 6 maggio 2013 al 30 giugno 2013 e che vedrà la strada chiuso come da ordinanza provinciale.

La chiusura è dovuta al fatto che nel centro di Gobbera verrà occupata tutta la strada per un profondità di scavo di 2,50 metri di profondità essendo così facilitato il lavoro delle pompe. Si è preso tale periodo perchè è quello che da minori problemi e evita di far perdere la stagione.

Poi i privati dovranno fare dal punto dove è portato il collettore pubblico fare gli agganci sia per l'acquedotto che le fognature divise in acque nere e bianche.

Per le Saline e Barbine i lavori seguiranno quelli fatti a Gobbera.

Parco Fluviale: cosa si sta facendo e cosa si può fare

In precedenza avevo parlato del Parco Fluviale del Vanoi e avevo messo delle foto circa il degrado. Torno sull'argomento per poter aprire un dibattito circa cosa poterci fare alla luce della risposta dei bacini montani.

Agli stessi risulta che il Comune di Canal San Bovo si stia interessando per la concessione di interventi sulla zona, ma che non ci sia allo stato una richiesta formale in merito.

Il servizio bacini montani non si occupa di manutenzione di panchine o altro e no ha risorse allocabili per la pulizia di piante infestanti nel fiume.

Utilizzo delle area. In merito alle concessioni di tale tipo non vengono generalmente rilasciate consentendo l'edificazioni di strutture fisse sul demanio; in ogni caso vanno considerate le limitazioni le limitazioni della Carta di Sintesi Geologica e del P.G.U.A.P.

La mappa in questione non sembra lasciare possibilità essendo la zona a elevato pericolo idrogeologico superiore al livello medio del PGUAP al quale prevale.

Per la presenza di camper e auto i bacini montani procederanno a rinnovare la cartellonistica di divieto di transito sulle piste e strade arginali richiedendo di aumentare la sorveglianza da parte della polizia municipale e della locale stazione forestale.

Allegato:

Risposta dei bacini montani.

lunedì 29 aprile 2013

Consiglio in convocazione d'urgenza del 29 aprile 2013

Entro il 30 aprile va approvato il conto consuntivo e questa è la posta che rende urgente il consiglio è proprio in conto consuntivo. Questo probabilmente ad esigenze amministrative e tecniche.

Al consiglio è assente giustificato Marco Loss e all'unanimità viene approvato, senza osservazioni, il verbale della seduta precedente.

Conto consuntivo 2012. Per l'esame del conto consuntivo si sono usate solo dei valori simbolo di cui è giusto darne contezza. Si è avuto un avanzo di amministrazione corrente di 212000 euro che sale a 2500000 euro come avanzo di amministrazione diviso nelle sue varie componenti vincolate e libere. Su tali avanzi cade la scure del patto di stabilità che ne vincola molto l'utilizzo se non proprio lo impedisce. La gestione di cassa ha visto una diminuzione da 721000 a 474000 e ciò è dovuto ai pagamenti ai fornitori che si è accelerato per non incappare nelle more del patto di stabilità.

L'indebitamento del 2013 si assesta a 731402 e con la normativa del patto di stabilità il mutui assunti saranno gli ultimi non potendo beneficiare neppure dei mutui agevolati del BIM Brenta e per questo si dovrà discutere in tale sede come agevolare i comuni, molti dei quali sono vincolati dal patto. La quota di mutui assumibile è limitata al 6%.

Le spese in conto capitale ammontano a 1671000 euro e sono coperte per 615000 euro da avanzo di amministrazione e per la restante parte da budget e altre poste.

L'inventario è stato aggiornato per tenere conto della participazione nella Lozen Energia Srl e per l'iscrizione dell'immobile della complesso scolastico attualmente in funzione.

Il revisore contabile non ha riscontrato irregolarità e segnala che la gestione è improntata all'efficienza.

Rendiconto dei vigili del fuoco 2012. Il rendiconto dei vigili del fuoco vede 52.000 euro di entrate tra competenza e residui, mentre le uscite si sono attestate sui 46371 per l'attività svolta e la manutenzione e acquisto di eventuali macchinari. E' stato approvato all'unanimità.

Regolarizzazione tavolare e catastale strada provinciale SP59; estinzione del diritto di uso civico su MQ54 della P.FD.7980/2 in C.C. di Canal San Bovo. Chiedo scusa agli uffici comunale in quanto avevo letto da una ricerca in rete che non esistesse una SP 59 nel comune di Canal San Bovo, ma ho compiuto un errore la SP59 è quella di Caoria e in tale strada, più precisamente la circonvallazione e si va a tagliore l'uso civico ad una particella confinante con la strada per la successiva cessione alla Provincia.

La presenza della gente. la presenza della gente è stata scarsa e il consiglio è non tantissimo. E' un peccato vedere che la gente non partecipa e non è la prima volta. Capisco il bilancio, ma ci sono serate con temi che dovrebbero interessare la gente come la posizione presa sull'ufficio postale che in passato ha riscontrato scarsa affluenza; sebbene la gente abbia raccolto firme. Domani intanto cì'è la riunione frazionale di Gobbera per discutere la chiusura del passo e alla quale avevo già invitato la gente qui.

Discorso di richiesta di fiducia alla Camera dei Deputati del governo di Enrico Letta

Pubblico qui il discorso qui il discorso di Enrico Letta e nei prossimi giorni analizzerò le singole parti vista l'importanza di un discorso istituzionale forte che vuole portare cambiamento nel paese.

Signora Presidente

Onorevoli Deputati,

appena una settimana fa il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, pronunciava il suo discorso di insediamento alla Presidenza della Repubblica. A lui consentitemi di rivolgere nuovamente un sincero ringraziamento per lo straordinario spirito di dedizione alla nostra comunità nazionale con il quale ha accettato la rielezione per il secondo mandato.

Voglio inoltre ringraziare i Presidente del Senato, Pietro Grasso, e della Camera, Laura Boldrini, per la collaborazione offerta nella fase di consultazione in questo primissimo avvio dell’esperienza di governo.

Quella del presidente Napolitano è stata – lo sappiamo – una «scelta eccezionale». Eccezionale perché tale è il momento che l'Italia e l’Europa si trovano a vivere oggi. Di fronte all'emergenza il presidente della Repubblica ci ha invitato a parlare il linguaggio della verità. Ci ha chiesto di offrire in extremis, al Paese e al mondo, una testimonianza di volontà di servizio e senso di responsabilità. Ci ha concesso un'ultima opportunità. L’opportunità di dimostrarci degni del ruolo che la Costituzione ci riconosce come rappresentanti della nazione. Degni di servire il Paese – attraverso l'esempio, il rigore, le competenze – in una delle stagioni più complesse e dolorose della storia unitaria.

Accogliendo il suo appello intendo rivolgermi a voi proprio con il linguaggio “sovversivo” della verità. Confessandovi che avverto, fortissimi in questo momento la consapevolezza dei miei limiti e il peso della mia personale responsabilità, ma impegnandomi a fare di tutto affinché le mie spalle siano larghe e solide al punto da reggere, nelle vesti di presidente del Consiglio di un Governo che richiede, qui e oggi, la fiducia del Parlamento.

Infine, non potrei iniziare questo discorso, in un passaggio cosi impegnativo, senza un accenno personale ed esprimere un senso di gratitudine profonda verso chi con generosità e senso antico della parola “lealtà” mi sostiene anche in questo difficile passaggio: Pierluigi Bersani.

UN GOVERNO AL SERVIZIO DELL’ITALIA E DELL'EUROPA

La prima verità è che la situazione economica dell’Italia è ancora grave. Abbiamo accumulato in passato un debito pubblico che grava come una macina sulle generazioni presenti e future, e che rischia di schiacciare per sempre le prospettive economiche del Paese. Il grande sforzo di risanamento compiuto dal precedente Governo, guidato dal senatore Mario Monti, è stato premessa della crescita in quanto la disciplina della finanza pubblica era e resta indispensabile per contenere i tassi di interesse e sventare possibili attacchi finanziari. Il mantenimento degli impegni presi con il Documento di Economia e Finanza è necessario ad uscire, quanto prima, dalla procedura di disavanzo eccessivo e per recuperare margini di manovra all'interno dei vincoli europei. Nelle sedi europee e internazionali l’Italia si impegnerà poi per individuare strategie per ravvivare la crescita senza compromettere il processo di risanamento della finanza pubblica.

L' Europa è in crisi di legittimità ed efficacia proprio quando tutti i Paesi membri e tutti i cittadini ne hanno più bisogno. L'Europa può tornare ad essere motore di sviluppo sostenibile – e quindi di speranza e di costruzione di futuro – solo se finalmente si apre. Il destino di tutto il continente è strettamente legato. Non ci possono essere vincitori e vinti se l’Europa fallisce questa prova. Saremmo tutti perdenti: sia nel Sud che nel Nord del continente.

E’ per questo che se otterrò la vostra fiducia, immediatamente visiterò in un unico viaggio Bruxelles, Berlino e Parigi per dare subito il segno che il nostro è un governo europeo ed europeista.

La risposta, dunque, è una maggiore integrazione verso un’Europa Federale. Altrimenti il costo della non-Europa, il peso della mancata integrazione, il rischio di un’unione monetaria senza unione politica e unione bancaria diventeranno insostenibili: come la crisi di questi cinque anni ci ha mostrato. Questo Parlamento ha già dimostrato di poter trovare intese per dare all'Europa un contributo italiano innovativo. Questo è avvenuto nel sostegno all'azione europea del governo Monti e nell'elaborazione di posizioni comuni come quella elaborata dai colleghi Baretta, Brunetta e Occhiuto in vista del Consiglio Europeo del Giugno scorso. Da quelle premesse politiche ripartiremo.

Le premesse macroeconomiche sono quelle dell’Euro e della Banca Centrale Europea guidata da Mario Draghi.

LE RISORSE PER LA CRESCITA: GIOVANI E TERRITORIO

Di solo risanamento l'Italia muore. Dopo più di un decennio senza crescita le politiche per la ripresa non possono più attendere. Semplicemente: non c'è più tempo. Tanti cittadini e troppe famiglie sono in preda alla disperazione e allo scoramento. Pensiamo alla vulnerabilità individuale che nel disagio e nel vuoto di speranze rischia, di tramutarsi in rabbia e in conflitto, come ci ricorda lo sconcertante fatto avvenuto ieri stesso dinanzi a Palazzo Chigi. Ieri andando a visitare in ospedale il Brigadiere Giangrande ferito gravemente insieme al Carabiniere Scelto Negri, sono stato impressionato dalla forza e dalla fermezza della figlia Martina. Il Parlamento deve stringersi a lei in questo momento. E il Parlamento deve stringersi anche all'Arma dei Carabinieri e a tutte le forze dell’ordine per il servizio continuo, silenzioso, encomiabile, spesso in condizioni disagiate, svolto nell'interesse della nazione in Italia e all'estero.

Senza crescita e coesione l'Italia è perduta. Il Paese, invece, può farcela. Ma per farcela deve ripartire. E per ripartire tutti devono essere motori di questa nuova energia positiva. L'architrave dell'esecutivo sarà l’impegno a essere seri e credibili sul risanamento e la tenuta dei conti pubblici. Basta coi debiti che troppe volte il nostro Paese ha scaricato sulle spalle e la vita delle generazioni successive. Quelle nuove, di generazioni, hanno imparato sulla propria pelle e non faranno lo stesso con i propri figli.

Ecco perché la riduzione fiscale senza indebitamento sarà un obiettivo continuo e a tutto campo. Anzitutto, quindi, ridurre le tasse sul lavoro, in particolare su quello stabile e quello per i giovani neo assunti. Poi una politica fiscale della casa che limiti gli effetti recessivi in un settore strategico come quello dell’edilizia, con includere incentivi per ristrutturazioni ecologiche e affitti e mutui agevolati per giovani coppie. E poi bisogna superare l'attuale sistema di tassazione della prima casa: intanto con lo stop ai pagamenti di giugno per dare il tempo a Governo e Parlamento di elaborare insieme e applicare rapidamente una riforma complessiva che dia ossigeno alle famiglie, soprattutto quelle meno abbienti.

Misure ulteriori dovrebbero essere il pagamento di parte dei debiti delle Amministrazioni pubbliche; l’allentamento del Patto di stabilità interno; la rinuncia all'inasprimento dell’IVA; l’aumento delle dotazioni del Fondo Centrale di Garanzie per le piccole e medie imprese e del Fondo di Solidarietà per i mutui. Ma questi provvedimenti - sebbene necessari nel breve termine - non sono sufficienti.

La crescita economica di un paese richiede una strategia complessa, che eviti dispersione a pioggia delle poche risorse e che possa innescare meccanismi virtuosi. Per questo è necessario una sintonia tra le azioni del Governo e quelle delle banche e delle imprese, che debbono essere mirate ad una crescita di lungo periodo degli attori economici per superare gli annosi ritardi dell’Italia in termini di crescita della produttività e della competitività. Il Governo deve accompagnare questa crescita e rimanere a fianco delle imprese anche e soprattutto quando queste si impegnano all'estero nell'arena globale.

Un importante argomento di contesto concerne la giustizia, in quanto solo con la certezza del diritto gli investimenti possono prosperare. Questo riguarda la moralizzazione della vita pubblica e la lotta alla corruzione, che distorce regole e incentivi. Questo riguarda anche la giustizia nel suo complesso. La giustizia deve essere giustizia innanzitutto per i cittadini. La ripresa ritornerà anche se i cittadini e gli imprenditori italiani e stranieri saranno convinti di potersi rimettere con fiducia ai tempi e al merito delle decisioni della giustizia italiana. E tutto questo funzionerà se la smetteremo di avere una situazione carceraria intollerabile ed eccessi di condanne da parte della Corte dei diritti dell'uomo. Ricordiamoci sempre che siamo il paese di Cesare Beccaria!

Dobbiamo liberare le energie migliori del Paese. Non partiamo da zero, ma da due grandi risorse. Prima di tutto, i giovani. “Scommettete su cose grandi” ha detto proprio ieri Papa Francesco rivolto a loro. E noi abbiamo gli strumenti per aiutarli. Quello generazionale non è certo solo un tema attinente al rinnovamento della classe dirigente, come troppo spesso emerge nel dibattito pubblico. È una questione drammatica che scontano sulla propria pelle milioni di giovani. Segnala bassi tassi di istruzione e di occupazione, porta con sé lo sconforto, e anche la rabbia, di chi non studia né lavora. Chiediamoci quanti bambini non nascono ogni anno, in Italia, per la precarietà che limita le scelte delle famiglie giovani. Non è solo demografia, è una ferita morale. Perché non devono esistere generazioni perdute, perché solo i giovani possono ricostruire questo Paese: le loro nuove esperienze e competenze ci raccontano un mondo che cambia, il loro mondo. Rinunciare ad investire su di loro è un suicidio economico. Ed è la certezza di decrescita, la più infelice.

Semplificheremo e rafforzeremo l’apprendistato, che ha dato buoni risultati in paesi vicini. Un aiuto può venire da modifiche alla legge 92/2012, quali suggerite dalla Commissione dei saggi istituita dal presidente della Repubblica, che riducano le restrizioni al contratto a termine, finché dura l’emergenza economica. Aiuteremo le imprese ad assumere giovani a tempo indeterminato, con defiscalizzazioni o con sostegni ai lavoratori con bassi salari, condizionati all'occupazione, in una politica generale di riduzione del costo del lavoro e del peso fiscale. Non bastano incentivi monetari. Occorre prendersi cura dei giovani, volgendo il disagio in speranza, puntando su orientamento e stimolo all'imprenditorialità. E occorre percorrere la strada europea tracciata dal programma Youth guarantee, per garantire effettivi sbocchi occupazionali.

Bisogna fare tesoro della voglia di fare dei nuovi italiani, così come bisogna valorizzare gli italiani all'estero. La nomina di Cecile Kyenge significa una nuova concezione di confine, da barriera a speranza, da limite invalicabile a ponte tra comunità diverse.

La società della conoscenza e dell'integrazione si costruisce sui banchi di scuola e nelle università. Dobbiamo ridare entusiasmo e mezzi idonei agli educatori che in tante classi volgono il disagio in speranza e dobbiamo ridurre il ritardo rispetto all'Europa nelle percentuali di laureati e nella dispersione scolastica. In Italia c’è una nuova questione sociale, segnata dall'aumento delle disuguaglianze. Solo il 10% dei giovani italiani con il padre non diplomato riesce a laurearsi, mentre sono il 40% in Gran Bretagna, il 35% in Francia, il 33% in Spagna. Bisogna finalmente dare piena attuazione all’art. 34 della Costituzione, per il quale «i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi». L'uguaglianza più piena e destinata a durare nelle generazioni è oggi più che mai l'uguaglianza delle opportunità.

Per rilanciare il futuro industriale del Paese, bisogna scommettere sullo spirito imprenditoriale e innovare e investire in ricerca e sviluppo. Per questo intendiamo lanciare un grande piano pluriennale per l’innovazione e la ricerca, finanziato tramite project bonds. La ricerca italiana può e deve rinascere nei nuovi settori di sviluppo, come ad esempio l’agenda digitale, lo sviluppo verde, le nanotecnologie, l’aerospaziale, il biomedicale. Si tratta di fare una politica industriale moderna, che valorizzi i grandi attori ma anche e soprattutto le piccole e medie imprese che sono e rimarranno il vero motore dello sviluppo italiano. Oltre all'alta tecnologia bisogna investire su ambiente ed energia. Le nuove tecnologie - fonti rinnovabili ed efficienza energetica - vanno maggiormente integrate nel contesto esistente, migliorando la selettività degli strumenti esistenti di incentivazione, in un'ottica organica con visione di medio e lungo periodo. Sempre con riguardo ai settori energetici, va completato il processo di integrazione con i mercati geografici dei Paesi europei confinanti. Questo implica, per l'energia elettrica, il completamento del cosiddetto market coupling e, per il gas, il completo riallineamento dei nostri prezzi con quelli europei e la trasformazione del nostro Paese in un hub.E’ chiaro che episodi come quello dell’ILVA di Taranto non sono più tollerabili.

Tutta l’impresa italiana, per crescere, ha bisogno di più semplicità, di un’alleanza tra la pubblica amministrazione e la società, senza tollerare le sacche di privilegio. La burocrazia non deve opprimere la voglia creativa degli italiani ed è per questo che bisognerà rivedere l’intero sistema delle autorizzazioni. Bisogna snellire le procedure e avere fiducia in chi ha voglia di investire, creare, offrire posti di lavoro.

Non si possono più chiedere sacrifici sempre e soltanto ai «soliti noti». I sacrifici sono socialmente sostenibili solo se sono ispirati ad un principio di equità. Questo significa coniugare una ferrea lotta all'evasione con un fisco amico dei cittadini, senza che la parola Equitalia debba provocare dei brividi quando viene evocata.

L’altra grande risorsa è l’Italia stessa. Bellezza senza navigatore. La nostra tendenza all'autocommiserazione è pari solo all'ammirazione che l’Italia suscita all'estero. Molti stranieri vogliono bagnarsi nei nostri mari, visitare le nostre città, mangiare e vestire italiano. L’Italia e il made in Italy sono le nostre migliori ricchezze. E’ per questo che uno dei primi atti del Governo sarà quello di nominare il Commissario unico per l’Expo, una grande occasione che non dobbiamo mancare. A questo fine nei prossimi giorni sarò a Milano a presentare il decreto per partire per l’ultimo miglio di questo evento strategico.

Per questo dobbiamo rilanciare il turismo e, soprattutto, attrarre investimenti. Rimuoviamo quegli ostacoli che fanno sì che l’Italia per molti non sia una scelta di vita. Questo significa puntare sulla cultura, motore e moltiplicatore dello sviluppo, o sulle straordinarie realtà dell'agro-alimentare. Questo significa valorizzare e custodire l'ambiente, il paesaggio, l'arte, l'architettura, le eccellenze enogastronomiche, le infrastrutture stradali, ferroviarie, portuali e aeroportuali.

Questo vuol dire anche valorizzare il nostro grande patrimonio sportivo. La pratica dello sport significa prevenzione dalle malattie, lotta contro l’obesità, formazione a stili di vita sani, lealtà e rispetto delle regole. Dobbiamo impegnarci per diffondere la pratica sportiva sin dalle scuole elementari con un piano di edilizia scolastica su tutto il territorio nazionale.

L’intraprendenza dei giovani e la bellezza dei territori sono d'altra parte due risorse cruciali per il Mezzogiorno. In entrambi i casi un patrimonio dissipato, un giacimento inutilizzato di potenzialità. Dobbiamo mettere in condizione il Sud di crescere da solo, annullando i divari infrastrutturali e di ordine pubblico che l’hanno frenato, puntando sulle nuove imprese, in particolare le industrie culturali e creative, e sulla buona gestione dei fondi europei, come quella che ha caratterizzato l'operato del governo Monti.

Dobbiamo, soprattutto, evitare di continuare a mettere la testa sotto la sabbia come struzzi e riconoscere che il divario tra Nord e Sud del Paese è non un accidente storico o una condanna, ma il prodotto di decenni di inadempienze da parte delle classi dirigenti, a livello nazionale come a livello locale. E' il risultato dell'azione della criminalità organizzata che, certo presente anche nel resto del Paese – in larghe parti del Mezzogiorno ha i connotati del controllo arrogante e quasi militare del territorio. E questo nonostante lo spirito di servizio e il sacrificio di tanti servitori dello Stato – magistrati ed esponenti delle forze dell'ordine anzitutto – che troppo spesso abbiamo avuto la responsabilità di lasciare soli. Anche per questo dobbiamo dare effettiva concretezza al valore della specificità della professione svolta dal personale in divisa delle Forze Armate e della Polizia.

PRIORITA' LAVORO

Ma permettetemi di soffermarmi un attimo sulla grande tragedia di questi tempi che d'altronde al Sud tocca punte di desolazione e allarme sociale: la questione del lavoro. È e sarà la prima priorità del mio governo. Solo col lavoro si può uscire da quest'incubo di impoverimento e imboccare la via di una crescita non fine a se stessa, ma volta a superare le ingiustizie e riportare dignità e benessere. Senza crescita, anche gli interventi di urgenza su cui ci siamo impegnati e che qui ribadisco – rifinanziamento delle casse integrazioni in deroga, superamento del precariato anche nella pubblica amministrazione - sarebbero insufficienti. In particolare, con i lavoratori esodati la comunità nazionale ha rotto un patto, e la soluzione strutturale di questo tema è un impegno prioritario di questo Governo.

Mai come oggi occorre fiducia reciproca: imprese e lavoratori devono agire insieme e superare le contrapposizioni che in passato ci hanno frenato. Sono sicuro che come in tanti momenti critici della vita della Repubblica i sindacati saranno protagonisti. Il governo vuole aprire la strada con proposte che approfondiremo insieme: ampliare gli incentivi fiscali a chi investe in innovazione, sostenere l’aggregazione e internazionalizzazione delle PMI, dare più credito a chi lo merita, garantire il pagamento dei debiti alle imprese, semplificare e rimuovere gli ostacoli burocratici che frenano lo spirito d’impresa.

Dobbiamo anche valorizzare il lavoro autonomo e le libere professioni, che in una società postindustriale rappresentano la spina dorsale della nostra economia. Le misure di liberalizzazione oramai sono state adottate. Ora bisogna lavorare tutti insieme per formare e dare opportunità ai giovani, innalzare la qualità, servire al meglio i clienti.

Anche sull'occupazione femminile occorre fare molto di più. La maggiore presenza delle donne nella vita economica, sociale e politica dà già straordinari contributi alla crescita del paese, ma siamo lontani dagli obiettivi europei. Non siamo ancora un paese delle pari opportunità. La carenza di servizi scarica sulle donne compiti insostenibili, aggravati in alcuni casi da una crescita insopportabile delle violenze contro le donne.

La riforma del nostro welfare richiede azioni di ampio respiro per rilanciare il modello sociale europeo. Il welfare tradizionale, schiacciato sul maschio adulto e su pensioni e sanità, non funziona più. Non stimola la crescita della persona e non basta a correggere le disuguaglianze. Non occorrono isterismi. Occorre un cambiamento radicale: un welfare più universalistico e meno corporativo, che sostenga tutti i bisognosi, aiutandoli a rialzarsi e a riattivarsi. Per un welfare attivo, più giovane e al femminile, andranno migliorati gli ammortizzatori sociali, estendendoli a chi ne è privo, a partire dai precari; e si potranno studiare forme di reddito minimo, soprattutto per famiglie bisognose con figli.

Hanno trovato largo consenso parlamentare nei mesi passati le proposte su incentivi al pensionamento graduale con part time misto a pensione, con una «staffetta generazionale» per la parallela assunzione di giovani. Inoltre, per evitare il formarsi di bacini estesi di lavoratori anziani di difficile ricollocazione, studieremo forme circoscritte di gradualizzazione del pensionamento, come l’accesso con 3-4 anni di anticipo al pensionamento con una penalizzazione proporzionale.

Dobbiamo poi ricordarci che l’Italia migliore è un’Italia solidale. E’ per questo che il governo non può che valorizzare la rete di protezione dei cittadini e dei loro diritti, con misure tese al miglioramento dei servizi, da quelli sanitari a quelli del trasporto pubblico, locale e pendolare, con una particolare attenzione per i disabili e i non autosufficienti.

Vorrei a questo proposito rendere omaggio alle donne e agli uomini che ogni giorno consentono al nostro paese di godere di questa solidarietà e che mantengono unito il nostro tessuto sociale: i servitori dello Stato - quelli che rischiano la vita per proteggere le istituzioni, quelli che lavorano nella sanità per salvare delle vite, quelli che aiutano i nostri figli a crescere - ma anche gli operatori del volontariato, della cooperazione, del terzo settore e della galassia del 5 per 1000. E’ l'esempio che giornalmente viene dato da queste persone che ci fa riscoprire il valore del servizio pubblico.

Una speciale menzione merita la protezione civile, che ha dato una straordinaria prova nei terremoti in Abbruzzo e in Emilia e che ci ricorda che abbiamo un impegno alla prevenzione, con un piano di manutenzione contro il dissesto idrogeologico e la lotta all'abusivismo.

LA RIFORMA DELLA POLITICA

Vorrei che questo governo inaugurasse una fase nuova nella vita della Repubblica. Non il canto del cigno di un sistema imploso sulle sue troppe degenerazioni, ma un primo impegno per la ricostruzione della politica e del nostro modo di percepirci come comunità.

La ricostruzione però può partire solo da un esercizio autentico, non simulato, di autocritica. La verità è che la politica ha commesso troppi errori. Si è erosa, giorno dopo giorno, la credibilità della politica e delle istituzioni, vittime di un presentismo - vale a dire dell'ossessione del consenso immediato - che bloccato il Paese.

Ancora: non abbiamo compreso quanto le legittime istanze di innovazione, partecipazione, trasparenza, sottese alla rivoluzione del web, potessero tradursi in un oggettivo miglioramento della qualità della nostra democrazia rappresentativa anziché sfociare nel mito o nell'illusione della democrazia diretta.

Oggi abbiamo dinanzi un'altra sfida, ancora più complessa: quella dell’autorevolezza. L’autorevolezza del potere che non ha più, come in passato, il monopolio delle informazioni, ma deve avere il profilo e le competenze per discernere il vero dal falso nel flusso enorme di informazioni presenti nella Rete. L'autorevolezza di chi non si accontenta della verosimiglianza e del sentito dire, ma sceglie sempre e solo la verità e ha il coraggio e la pazienza di raccontarla ai cittadini, anche se dolorosa o brutale.

Per cominciare, bisogna recuperare decenza, sobrietà, scrupolo, senso dell’onore e del servizio e, infine, la banalità della gestione di un buon padre di famiglia. Ognuno deve fare la sua parte. A questo fine, per dare l’esempio, il primo atto del Governo sarà quello di eliminare con una norma d’urgenza lo stipendio dei ministri parlamentari che esiste da sempre in aggiunta alla loro indennità.

Nessuno, ripeto nessuno, può sentirsi esentato dal dovere dell'autorevolezza. Nessuno può considerarsi fino in fondo assolto dall'accusa di aver contaminato il confronto pubblico con gesti, parole, opere o omissioni. Con 11 milioni e mezzo di cittadini che hanno deciso di non votare, alle elezioni dello scorso febbraio, quello dell’astensione è risultato essere il primo partito. Non era mai accaduto prima: due milioni in più rispetto al 2008, quattro rispetto al 2006. Su questo sfondo la riduzione dei costi della politica diventa un dovere di credibilità. Pensate ai rimborsi elettorali: tutte le leggi introdotte dal 1994 ad oggi sono state ipocrite e fallimentari. Non rimborsi ma finanziamento mascherato. Per di più di ammontare decisamente troppo elevato, come la Corte dei Conti ha recentemente confermato: 2 miliardi e mezzo di euro dal 1994 al 2012, a fronte di spese certificate di circa mezzo miliardo.E', questa , solo una delle conferme del fatto che il sistema va rivoluzionato. Partiamo dunque dal finanziamento pubblico ai partiti, abolendo la legge troppo timida approvata l’anno scorso e introducendo misure di controllo e di sanzione anche sui gruppi parlamentari e regionali. Occorre poi avviare percorsi che finalmente consegnino alla libera scelta dei cittadini, con opportuni interventi sul versante fiscale, la contribuzione all'attività politica dei partiti.

E’ però anche importante collegare il tema del finanziamento a quello della democrazia interna ai partiti, attuando finalmente i principi sulla democrazia interna incorporati nell’art. 49 della Costituzione, stimolando la partecipazione dei militanti e garantendo la trasparenza delle decisioni e delle procedure.Rivendico con forza l’importanza di un temporaneo «governo di servizio al paese» tra forze sicuramente lontane e diverse tra loro. Credo che non sia facile votare insieme da posizioni così eterogenee, ma proprio per questo credo che questa sia una scelta che meriti rispetto anche da chi non la condivide perché non è motivata dall'interesse particolare ma da principi più alti di coesione nazionale. Questo è il senso del messaggio del Presidente della Repubblica alle Camere. Non dobbiamo avere paura di fare il nostro dovere per l’Italia. Noi dobbiamo dare il nostro contributo a ricostruire un patto di fiducia, a ritrovare il senso di una missione comune. Come italiani, si vince o si perde tutti insieme.

Sicuramente è e deve essere un’eccezione la convergenza di forze politiche che si sono presentate come alternative alle elezioni. Ma è eccezionale che dalle urne, anche a causa della legge elettorale, non sia uscita alcuna maggioranza; è eccezionale l’emergenza economica che il governo dovrà affrontare; è eccezionale il fatto che sia necessario riscrivere alcune regole costituzionali. Credo quindi che le forze politiche che sostengono il governo stiano dimostrando un grande senso di responsabilità e di attaccamento alle istituzioni. Vent’anni di attacchi e delegittimazioni reciproche hanno eroso ogni capitale di fiducia nei rapporti tra i partiti e l’opinione pubblica, che è esausta, sempre più esausta, delle risse inconcludenti.Ho imparato da Nino Andreatta la fondamentale distinzione tra politica, intesa come dialettica tra diverse fazioni, e politiche, intese come soluzioni concrete ai problemi comuni. Se in questo momento ci concentriamo sulla politica, le nostre differenze ci immobilizzeranno. Se invece ci concentriamo sulle politiche, allora potremo svolgere un servizio al paese migliorando la vita dei cittadini.

E‘ per questo che intendo appellarmi alla responsabilità dei partiti e dei movimenti perché ritengo centrale il ruolo del Parlamento, con una continua interlocuzione con le forze politiche che non sostengono il Governo e con la creazione di luoghi permanenti di codecisione, ai quali parteciperò personalmente, tra il governo e le forze politiche che lo sostengono.

LA RIFORMA DELLE ISTITUZIONI

L’appello alla responsabilità e alla capacità di trovare terreni di convergenza è ancora più pressante nel nostro compito di riformare le istituzioni, anche perché auspico che per la scrittura delle regole che riguardano la vita democratica di tutti il fronte si allarghi anche alle forze che non hanno intenzione di sostenere il governo in modo organico, che devono partecipare pienamente al processo costituente.Vedo oggi una via stretta, ma possibile, per una riforma anche radicale del sistema istituzionale e del sistema politico.Un imperativo deve essere chiaro a tutti noi fin dal primo momento: in questa materia negli ultimi decenni abbiamo assistito troppe volte all'avvio di percorsi riformatori che si presentavano come risolutori, che nelle intenzioni anche sincere di chi li proponeva, promettevano di regalarci istituzioni più efficienti e capaci di decidere, oltre che maggiormente vicine ai cittadini, e che invece si sono infranti contro veti reciproci, chiusure partigiane, prese di posizione strumentali e contrapposizioni dannose nonostante i reiterati richiami del Presidente della Repubblica.

Al fine di sottrarre la discussione sulla riforma della Carta fondamentale alle fisiologiche contrapposizioni del dibattito contingente, sarebbe bene che il Parlamento adottasse le sue decisioni sulla base delle proposte formulate da una Convenzione, aperta alla partecipazione anche di autorevoli esperti non parlamentari e che parta dai risultati della attività parlamentare della scorsa legislatura e dalle conclusioni del Comitato di saggi istituito dal Presidente della Repubblica. La Convenzione deve poter avviare subito i propri lavori sulla base degli atti di indirizzo del Parlamento, in attesa che le procedure per un provvedimento Costituzionale possano compiersi.

Dal momento che questa volta l’unico sbocco possibile per questo tema è il successo nell'approvazione delle riforme che il paese aspetta da troppo tempo, fra 18 mesi verificherò se il progetto sarà avviato verso un porto sicuro. Se avrò una ragionevole certezza che il processo di revisione della Costituzione potrà avere successo, allora il nostro lavoro potrà continuare. In caso contrario, se veti e incertezze dovessero minacciare di impantanare tutto per l’ennesima volta, non avrei esitazioni a trarne immediatamente le conseguenze.

La moralità della politica è quella di prendere le decisioni che i cittadini si attendono, e di rispettare gli impegni presi di fronte al paese e alle istituzioni.

L’obiettivo complessivo è quello di una riforma che riavvicini i cittadini alle istituzioni, rafforzando l’investitura popolare dell’esecutivo e migliorando efficienza ed efficacia del processo legislativo. I principi che devono guidarci sono quelli di una democrazia governante: la capacità degli elettori di scegliersi i propri rappresentanti e di decidere alle elezioni sui governi e le maggioranze che li sostengono.

Dobbiamo superare il bicameralismo paritario, per snellire il processo decisionale ed evitare ingorghi istituzionali come quello che abbiamo appena sperimentato, affidando ad una sola Camera il compito di conferire o revocare la fiducia al Governo. Nessuna legge elettorale è infatti in grado di garantire il formarsi di una maggioranza identica in due diversi rami del Parlamento.Dobbiamo quindi istituire una seconda Camera - il Senato delle Regioni e delle Autonomie - con competenze differenziate e con l’obiettivo di realizzare compiutamente l’integrazione dello Stato centrale con le autonomie, anche sulla base di una più chiara ripartizione delle competenze tra i livelli di governo con il perfezionamento della riforma del Titolo V. Bisogna riordinare i livelli amministrativi e abolire le provincie. Semplificazione e sussidiarietà devono guidarci al fine di promuovere l’efficienza di tutti i livelli amministrativi e di ridurre i costi di funzionamento dello Stato. Questo non significa perseguire una politica di tagli indifferenziati, ma al contrario valorizzare comuni e regioni per rafforzare le loro responsabilità, in un’ottica di alleanza tra il governo e i territori e le autonomie, ordinarie e speciali. Bisogna altresì chiudere rapidamente la partita del Federalismo fiscale, rivedendo il rapporto fiscale tra centro e periferia salvaguardando la centralità dei territori e delle Regioni. Si può anche esplorare il suggerimento del Comitato di Saggi istituito dal Presidente della Repubblica per la eventuale riorganizzazione delle Regioni e dei rapporti tra loro.

Occorre poi riformare la forma di governo, e su questo punto bisogna anche prendere in considerazione scelte coraggiose, rifiutando piccole misure cosmetiche e respingendo i pregiudizi del passato.

La legge elettorale è naturalmente legata alla forma di governo, ma si possono sin da ora delineare gli obiettivi fondamentali. Innanzitutto, dobbiamo qui solennemente assumere l’impegno che quella dello scorso febbraio sia l’ultima consultazione elettorale che si svolge sulla base della legge elettorale vigente. Cambiarla serve non solamente per assicurare la formazione di maggioranze sufficientemente ampie e coese, in grado di garantire governi stabili; ma prima ancora per restituire legittimità al Parlamento ed ai singoli parlamentari. Non possiamo più accettare l’idea di parlamentari di fatto imposti con la stessa presentazione delle candidature, senza che i cittadini abbiano la possibilità di individuare il candidato più meritevole.

Sono certo che le forze politiche siano in grado di trovare delle ottime soluzioni. Permettetemi di esprimere a livello personale che certamente migliore della legge attuale sarebbe almeno il ripristino della legge elettorale precedente.

LA NUOVA EUROPA

Rappresentare l'intera nazione oggi significa prima di tutto sapere e ribadire che le sorti dell'Italia sono intimamente correlate a quelle dell'Unione europea. Due destini che si uniscono.

Nel 2012 tutti noi abbiamo vinto il premio Nobel anche se forse non ce ne siamo pienamente accorti. L’Unione Europea è stata premiata per un’alchimia politica senza precedenti: la trasformazione delle macerie di un continente di guerra in uno spazio di pace. Allora i nemici decisero di vivere insieme. Dopo insieme abbiamo promosso la democrazia e riunificato il continente dalle ferite della cortina di ferro. Insieme abbiamo dato vita al mercato unico. Insieme abbiamo concepito la cooperazione allo sviluppo, di cui siamo leader al mondo. Insieme ai ragazzi partiti nel 1987 per il primo Erasmus, abbiamo scoperto di avere nuove case e nuove famiglie. E insieme, nella crisi, dobbiamo ripartire da alcune verità, perché della verità non bisogna mai avere paura.

Primo: il Nobel non è alla memoria. L’Europa non è il passato, è il viaggio nel quale ci siamo imbarcati per arrivare nel futuro. L’Europa è lo spazio politico con cui rilanciare la speranza che ha animato la nostra società nella ricostruzione del dopoguerra. È lo spazio politico con cui mettere fine a questa guerra di stereotipi, di sfiducia e di timidezza, mentre la tragedia della disoccupazione giovanile mette un’intera generazione in trincea. L’Europa esiste solo al presente e al futuro, solo se alla storia scritta dai nonni e dai padri si affiancano le azioni dei figli e dei nipoti.

Secondo: l’Europa è il nostro viaggio. La sua storia non è scritta malgrado noi. È scritta da noi. L’orizzonte è europeo, con le università che devono diplomare laureati in grado di lavorare ovunque in Europa, e le imprese che devono inventare prodotti che siano competitivi a livello continentale se non globale. Pensare l’Italia senza l’Europa è la vera limitazione della nostra sovranità, perché porta alla svalutazione più pericolosa, quella di noi stessi. Vivere in questo secolo vuol dire non separare le domande italiane e le risposte europee, nella lotta alla disoccupazione e alla disuguaglianza, nella difesa e nella promozione di tutti i diritti. E soprattutto, l’abbattimento dei muri tra il Nord e il Sud del continente, così come tra il Nord e il Sud dell’Italia.

Terzo: il porto a cui il nostro viaggio è rivolto sono gli Stati Uniti d’Europa e la nostra nave si chiama democrazia. Guardiamo con ammirazione lo sviluppo delle altre nazioni, in particolare in Asia e in Africa, ma non vogliamo sognare i sogni degli altri. Abbiamo il diritto a sogno che si chiama Unione Politica e abbiamo il dovere di renderlo più chiaro. Possiamo avere «più Europa» soltanto con «più democrazia»: con partiti europei, con l’elezione diretta del Presidente della Commissione, con un bilancio coraggioso e concreto come devono essere i sogni che vogliono diventare realtà.

L’Italia vive in un mondo sempre più grande, caratterizzato dall'arrivo sulla scena di nuove potenze emergenti che stanno modificando gli equilibri mondiali. Di fronte a giganti come Cina, India e Brasile, i singoli Stati europei non possono che sviluppare una politica comune per raggiungere la massa critica necessaria ad interagire con questi nuovi attori e influire sui processi globali.

Questo significa un rinnovato impegno per una politica estera e di difesa comuni, tese a rinnovare l’impegno per il consolidamento dell’ordine internazionale, un impegno che vede le nostre Forze Armate in prima linea, con una professionalità e un’abnegazione seconda a nessuno. Lavoreremo per trovare una soluzione equa e rapida alla dolorosa vicenda dei due Fucilieri di Marina trattenuti in India, che ne consenta il legittimo rientro in Italia nel più breve tempo possibile.

L’Italia è saldamente collocata nel campo occidentale, ma la sua posizione geopolitica proiettata verso altre civiltà, la sua cultura abituata al dialogo e la sua economia vocata all’esportazione possono consegnarle un ruolo di ponte tra l’Occidente e le nuove potenze emergenti.

Questo è importante soprattutto nel Mediterraneo, dove il consolidamento delle primavere arabe, la risoluzione politica della crisi in Siria e la prosecuzione del processo di pace in Medio Oriente sono le questioni più urgenti.

CONCLUSIONE

In questi giorni ho pensato al personaggio biblico di Davide.

Come lui, con lui, siamo nella valle di Elah, in attesa di affrontare Golia.

Nella valle delle nostre paure di fronte a sfide che appaiono gigantesche. Anche la sfida di metterci insieme per affrontarle. Come Davide in quella valle, dobbiamo spogliarci della spada e dell’armatura che in questi anni abbiamo indossato e che ora ci appesantirebbero.

Davide “prese in mano il suo bastone, si scelse cinque ciottoli lisci dal torrente e li pose nella sua sacca da pastore, nella bisaccia; prese in mano la fionda e si avvicinò a Golia”. Noi, dal “torrente” delle idee sulle quali ci siamo confrontati abbiamo scelto i nostri “ciottoli”, le nostre proposte di programma. La “fionda” l’abbiamo in mano insieme, governo e Parlamento. Ma di Davide ci servono il coraggio e la fiducia. Il coraggio di mettere da parte quella “prudenza politica” che spinge a evitare il confronto con le nostre paure, a rimanere nella valle e, se proprio decidiamo di muoverci, a farlo con indosso l’armatura. Il coraggio di affrontare la sfida liberandoci dell’armatura, forse lo abbiamo trovato. La fiducia è quella che chiediamo al Parlamento e agli italiani.

domenica 28 aprile 2013

Verso la fiducia a governo Letta

Circola da qualche minuto un documento che include anche la mia firma e in cui annuncio il mio voto di fuducia al Governo. Non so come sia uscito, ma non ho firmato alcuna dichiarazione di fiducia e quindi smentisco.

Come ho detto più volte in questi giorni, e ancora poche ore fa in diretta su Rai 3, le mie perplessità sul Governo Letta rimangono, e prenderò una decisione in merito alla fiducia solo dopo averne discusso, come ho ripetutamente richiesto, domattina con il resto dei colleghi del Pd. Non prima.

Questa è la posizione espressa alla 17.18 del 28/aprile/2013 da Giuseppe Civati dopo che gli risultava circolasse un documento per il quale pure lui annunciava la fiducia al governo. Questo è avvenuto dopo che il capogruppo PD Roberto Speranza aveva detto: "Per l'interesse dell'Italia, il PD deve sostenere convintamente il tentativo di Letta facendo fino in fondo la sua parte".

Anche Mauri: "Letta nome giusto per tirare fuori Italia dalle secche". Sembrano esserci da chi lo sostiene molte aspettative sul governo letta. La fiducia al governo sembra scontata anche se non si sanno quanti franchi tiratori ci possono essere nel PD. E' anche vero che in tal senso è importante vedere il comportamento.

Manca poco e si potrà testare se il PD si è ricompattato e se la collaborazione è fattiva tra le parti e si trovato la quadra su un programma che tutti vogliono sostenere per lavorare sui problemi. I prossimi giorni in tal senso sono importanti per dimostrare se fuori dagli schieramenti ci sia veramente concordia su alcuni punti.

Il Presidente della Repubblica messaggio alle vittime

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a seguito dei tragici fatti avvenuti questa mattina dinanzi a Palazzo Chigi, ha sentito il Comandante generale dell'Arma dei Carabinieri, Leonardo Gallitelli, al quale ha chiesto notizie sulle condizioni dei feriti e ha espresso solidale vicinanza all'Arma, pregandolo di rendersi interprete di tali sentimenti nei confronti del brigadiere Giuseppe Giangrande.

Il Capo dello Stato ha poi parlato direttamente con il carabiniere scelto Francesco Negri al quale ha manifestato espressioni di incoraggiamento e i più fervidi auguri di pronta guarigione.

Il Presidente Napolitano esprime altresì i sensi della propria vicinanza alla famiglia rimasta fortuitamente coinvolta nella medesima circostanza.

Abbassare i toni ma i messaggi in rete sono preoccupanti

Oggi ho notato che diversi politici hanno condannato l'atto davanti a Palazzo Chigi. E' un momento questo da stare vicini ai carabinieri colpiti da quest'atto che era rivolto ai Ministri. E sicuramente un atto da condannare.

Volevo però chiedere a tutte le forze a chi ha responsabilità pubbliche di abbassare i toni perchè il clima è già abbastanza teso. Da Facebook, Mauro Ottobre ha espresso solidarietà ai carabinieri e condannato il gesto. Quello che però sul suo profilo è apparso sebbene lui invitava la gente alla calma è la rabbia. La rabbia per quanto pesante va incanalata per anche una critica costruttiva. Invece non ho capito come la gente possa giustificare un atto così grave che colpisce le istituzioni che sono la tangibile presenza dello stato.

Presto il governo chiederà la fiducia un atto questo importante per poter operare e iniziare ad analizzare i problemi e le criticità del nostro paese. Si deve tornare al discorso a mio avviso del Presidente Napolitano e mai come oggi la politica non può usare tale gesto per auto-assolversi. Tutte le forze di maggioranza e minoranza devo nel rispetto dei ruoli contribuire alla risoluzione dei problemi del paese e alla riconciliazione della politica col paese. Serve sobrietà, meno privilegi e sprechi per poter dare un segnale forte al paese.

E' un atto che deve far riflettere anche sul ruolo dell'Europa per la gravità dell'atto verso le istituzioni per togliere l'acqua da sotto i piedi alla violenza.

Serve però un governo per far ciò e speriamo che non cambi nulla per la fiducia del governo. Certo è che ha sinistra la polemica sul governo è pesante e un abbandono dei militanti di quel partito, ma credo che non dare la fiducia al governo non sia la scelta giusta. Un governo che operasse bene è il miglior modo per tutti i partiti e in particolare per PD-PDL di riacquistare il consenso.

Una condanna per i messaggi di comprensione del gesto. Meritano condanna anche i messaggi che su facebook anche su profilo di Mauro Ottobre la gente sono rivolti a comprendere il gesto della persona. Per quanto una persona possa sbagliare nessuno merita di essere ucciso. C'è chi addirittura mette in luce come i politici meritino e che ci vorrebbe una bomba. Ne riporto solo alcuni presi messaggi presi dal profilo di Mauro ottobre:

Roberto Popom Calzà è QUELLO CHE VI MERITATE "VOI" POLITICI...CI STATE PRENDENDO PER IL CULO... LE FORZE DELL'ORDINE NON CENTRANO MA FORSE UN PO' DI CAGARELA VE LA METTETE....

Franca Trapasso mi dispiace x la forza dell'ordine ...............ma la prossima na bomba

Bed Breakfast Ai Casai in effetti è vero, in Italia è più facile essere denunciati per avere espresso le proprie opinioni che per avere rubato al popolo milioni di euro. In ogni caso mi sembra chiaro che il gesto è stato da tutti condannato fermamente , si cerca solo di capire e comprendere come mai una persona arrivi a tanto, questo dovrebbero chiederselo anche le istituzioni anzichè chiudere la faccenda dicendo che è il gesto di uno squilibrato, sicuramente lo sarà anche ma c'è molto da meditare!

Roberto Popom Calzà infatti si dice che hanno sbagliato bersaglio...la bomba andrebbe direttamente "iniettata" nei palazzi....

Anche al popolo della rete deve esser chiaro che ogni azione anche virtuale va sempre valutata nei suoi atti. I messaggi intimidatori non possono non venir puniti. E' un problema forte quello della responsabilità che molte persone viste ciò che la gente scrive. Non so se ci possono vedere responsabilità per le persone che scrivono ciò, ma certo alimentano comportamenti pericolosi.

Riccardo Fraccaro (M5S) sulla sparatoria davanti a Palazzo Chigi

Riccardo Fraccaro raggiunto per email risponde sulla sparatoria davanti a Palazzo Chigi.

Cosa ne pensa della sparatoria? Penso, al di là del motivo o dei motivi che hanno scatenato il tragico evento di oggi, che la violenza porta sempre ad altra violenza e quindi a sofferenza. Il M5S è un movimento pacifico che crede nella non violenza e nell'attivismo democratico come strumenti del cambiamento.

Quale risposta dare? A questo punto della nostra storia democratica la miglior risposta non può che essere, al di là delle parole, i fatti. La politica oggi deve dare l'esempio con comportamenti virtuosi e con l'approvazione di quelle leggi (conflitto di interessi, anti-corruzione, sostegno alle piccole e medie imprese, tagli ai costi della politica) la cui emanazione può dare fiducia in un futuro migliore.

Cosa ne pensa dei commenti che a volte giustificano l’atto? Sono commenti che vanno in tutti i modi evitati perchè possono essere solamente la miccia per ulteriori scontri politici che alimenterebbero la rabbia della gente senza portare alcuna proposta costruttiva.

Avrà effetti sulla fiducia al governo? Non per noi del M5S.

Il Movimento 5 stelle di dissocia dalla sparatoria di Roma

Il Movimento 5 Stelle parla di attentato davanti a palazzo Chigi e dallo stesso di dissoccia. Ecco la posizione resa nota attraverso il loro blog www.beppegrillo.it:

C'è stato un attentato ai carabinieri davanti a Palazzo Chigi. Vorrei innanzitutto manifestare la mia solidarietà ai carabinieri, alle forze dell'ordine e ai parenti del carabiniere ferito gravemente. Ci discostiamo da questa onda che spero finisca lì perchè il nostro MoVimento non è assolutamente violento. Noi raccogliamo firme ai banchetti, facciamo referendum e leggi popolari. Piena solidarietà alle forze dell'ordine e speriamo che sia un episodio isolato e rimanga tale.

Dellai sulla sparatoria davanti palazzo Chigi

Mentre si stava avendo la cerimonia di nomina dei ministri c'è stata una sparatoria fuori da Palazzo Chigi di cui qui sul Il giornale potete trovare la descrizione. Personalmente darò qualche notizia in più se uscirà qualche comunicato.

Ho raggiunto per email il deputato Lorenzo Dellai e vi propogno qui l'intervista.

Cosa ne pensa della sparatoria?Mi pare il gesto di uno squilibrato forse stimolato dal clima di forte tensione e di costante esasperazione del conflitto ad ogni livello, che può provocare in personalità in precario equilibrio decisioni estreme.

Quale risposta dare?La migliore risposta sta nello sforzo di produzione di speranza ( non di demagogia ) da parte della classe dirigente.

Cosa ne pensa dei commenti che a volte giustificano l’atto?Sono commenti inaccettabili e moralmente criminali.

Avrà effetti sulla fiducia al governo?Non capisco come potrebbe averne. Il governo nasce per corrispondere proprio ad una grande domanda di speranza e per dare risposta ai problemi dei cittadini.

Il governo di Enrico Letta: politico

Dopo l'accettazione e la lista di ministri fornita da Enrico Letta il Presidente della Repubblica ha voluto chiarire la natura politica del governo. Tanto forse troppo si è detto sulle formule sulle quali nasceva il governo: governo del presidente, di scopo, tecnico, etc.. Sul La Stampa addirittura si parlava della formula del governo amico con appoggio esterno, ma dal quale si potrebbe sfilare. Formule quelle diverse dal governo politico che forse aiutavano molto il PD visto che governare col PDL era tutto tranne ciò che in campagna elettorale si aveva detto: mai con il PDL.

Per il risultato raggiunto all'interno delle prescrizioni costituzionale allontanando l'idea che da un democrazia parlamentare si sia passati ad una democrazia presidenziale di fatto. Era l'unico governo possibile viste le condizioni che si erano venute creare e che poteva quindi avere sostegno in ambo del Camere. Un governo nato dalla responsabilità dei partiti e che non poteva tardare ulteriormente nell'interesse del paese e dell'Europa.

L'auspico del Presidente della Repubblica è che il governo possa lavorare nella cosa è che possa lavorare nella fervida coesione senza pregiudiziali veti nella ricerca delle soluzione ai problemi del paese con tutti.

Una grossa prova per il PD. Le parole di Pier Luigi Bersani sono positive: "Questo governo ha freschezza e solidità. Saprà affrontare le difficoltà e le sfide che il Paese ha di fronte."

Pure Roberto Speranza capogruppo alla Camera fa ben sperare: "Per l'interesse dell'Italia, il PD deve sostenere convintamente il tentativo di Letta facendo fino in fondo la sua parte"

Se però ci spostiamo a Renzi con sia affermazione:" “Ecco come voglio rifondare il Pd, un anno di governo e poi al voto” si da già una scadenza abbastanza breve al governo.

Esistono all'interno PD anche posizioni più critiche a dai giornali si faceva balenare 50 dissidenti oltre che eventuali espulsioni. Un dissidente Giuseppe Civati però mette in luce come non sarebbe lui il dissidente ma chi ha accettato di fare un governo col PDL. Ecco la posizione condivisa del PD del 26 aprile 2013 Certo è che la base è calda e se si leggono i commenti sul facebook del partito democratico sono molto colorito. La base non vuole l'accordo PD-PDL e in parte sta abbandonando il PD e in parte protestando. Terrà il PD fede all'impegno di formare un governo o si frantumerà? Sembra esserci ottimismo, ma tutto può succedere se si sono sfaldati su Prodi per colpa della rete. Di tutti i partiti che sostengono il governo è sul PD che ancora oggi è giusto tenere l'attenzione.

Enrico Letta scioglie la riserva e da la lista dei Ministri

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto oggi al Palazzo del Quirinale, l'onorevole Enrico Letta, il quale, sciogliendo la riserva formulata il 24 aprile, ha accettato di formare il nuovo Governo.

Il giuramento dei componenti il Governo avrà luogo domani, 28 aprile, alle ore 11.30 al Palazzo del Quirinale, nel Salone delle Feste.

E' un governo che sebbene molti parlano di un governo nato da inciucio si può dire che tale parola parla di un passato in cui le contrapposizioni era forti. Non è questo lo spirito con cui il governo che ha visto si la presenza di più forze vede in primo vede le due forze maggiori PDL-PD. Due forze che si sono contrapposte in campagna elettorale e che ha visto il PDL subito disponibile al dialogo con PD viste il risultato elettorale che vedeva una situazione molto complicata per il PD che ha vinto.

Non era la sola soluzione, ma con errori compiuti dalle parti che potevano accordarsi per formare un governo diverso sono stati compiuti errori che col tempo anno reso impraticabili altre strade. Oggi si può parlare solo dei ministri in attesa del programma che verrà illustrato in sede di fiducia. Ora seguirà un elenco delle persone che saranno parte del governo con un link che rimanda a risorse per approfondire sulle varie persone

  1. Presidente del Consiglio,Enrico Letta
  2. Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio e Segretario del Consiglio dei Ministri. Filippo Patroni Griffi
  3. Vicepresidente del Consiglio dei Ministri e Ministro dell'Interno, Angelino Alfano
  4. Affari Europei, Enzo Moavero Milanesi
  5. Affari Regionali e autonomie, Graziano Del Rio
  6. Coesione Territoriale, Carlo Trigilia
  7. Rapporti con il Parlamento e coordinamento attività di governo, Dario Franceschini
  8. Riforme Costituzionali, Gaetano Quagliariello
  9. Integrazione, Cecile Kyenge
  10. Pari opportunità, sport e politiche giovanili, Josefa Idem
  11. Pubblica Amministrazione e semplificazione, Gianpiero D'Alia
  12. Affari Esteri, Emma Bonino
  13. Giustizia, Anna Maria Cancellieri
  14. Difesa, Mario Mauro
  15. Economia e Finanze, Fabrizio Saccomanni
  16. Sviluppo economico, Flavio Zanonato
  17. Infrastrutture e trasporti, Maurizio Lupi
  18. Politiche agricole, alimentari e forestali, Nunzia Di Girolamo
  19. Ambiente, tutela del territorio e del mare, Andrea Orlando
  20. Lavoro e politiche sociali, Enrico Giovannini
  21. Istruzione, università e ricerca, Maria Chiara Carrozza
  22. Beni, attività culturali e turismo, Massimo Bray
  23. Salute, Beatrice Lorenzin

In attesa che si possa discutere non di nomi ma di cose concrete con un programma per il momento solo questo si può dire.

giovedì 25 aprile 2013

Convocazione d'urgenza del consiglio comunale di Canal San Bovo

E' convocato con urgenza il consiglio comunale di Canal San Bovo per lunedì 29 aprile ore 20.30 con questo ordine del giorno:

  1. esame verbale seduta precedente;
  2. esame conto consuntivo esercizio 2012;
  3. esame rendiconto del Corpo Volontario dei Vigili Del Fuoco esercizio 2012;
  4. regolarizzazione tavolare e catastale strada provinciale SP59; estinzione del diritto di uso civico su MQ54 della P.FD.7980/2 in C.C. di Canal San Bovo;
  5. eventuali comunicazioni del sindaco.

Visto le tematica affrontate nel punti 2,3 si ritiene che un consiglio con convocazione ordinaria avrebbe rispettato in modo più consono alla necessità di informazione dei consiglieri e per formarsi compiutamente un idea sui consuntivi. Tali punti sono contemplati nell'ordinaria amministrazione e quindi nel caso fossero sugli stessi l'urgenza per le scadenze di approvazione ci si chiede dove è finita la programmazione. Non credo che sia ciò.

Per il quarto punto non avendo elementi ulteriori che sarà possibile ottenere al consiglio per valutare se su quel punto ci possa esser urgenza non mi esprimo. Visto che per la regolarizzazione tavolare della strada provinciale 59, per completezza una SP59 nel nostro comune non c'è, forse si intendeva la SP79 non si evince presentare carattere d'urgenza tutto potrebbe esser motivato nell'estinzione del diritto di uso civico su MQ54 della P.FD. 7980/2 in C.C di Canal San Bovo. Che tipo di utilizzo si prevede di quell'area se si cancella l'uso civico? Presenta carattere d'urgenza ciò e per quale motivo?

Riunione di frazione a Gobbera

Martedì 30 aprile ore 20.30 si terrà una riunione di frazione a Gobbera presso la Pizzeria Ristorante Passo Gobbera. Il tema di discussione è la chiusura della Strada Provinciale 79 in località del passo Gobbera per poter eseguire lavori di fognatura e acquedotto.

E' abbastanza importante esserci in quanto sarà possibile porre domande e dubbi circa il pezzo che verrà chiuso la durata dei lavori e come si espleteranno, in modo da poter calcolare eventuali disagi. Qualcosa si può sapere comunque già i lavori interesseranno di 300 metri tra il km 5,600 e il km 5,900 con periodo di chiusura 6 maggio 2003-30 giugno 2013 come ordinanza provinciale.

Si invita la cittadinanza e in particolare la popolazione della frazione e chi si dovesse recare in tale zona di prendere parte alla riunione per evitare spiacevoli sorprese.

mercoledì 24 aprile 2013

Il governo si formerà velocemente

Il Presidente della Repubblica. non hanno messo pregiudiziali per la nomina del Presidente del Consiglio e hanno espresso apprezzamento per Enrico Letta, il quale sebbene giovane ha molta esperienza. Il suo compito è stato compiuto in totale autonomia come la prassi costituzionale prevede. Ha fiducia nel successo del tentativo di Letta e richiesto la massima collaborazione di tutti anche degli organi di informazione. Ha inoltre messo in luce come il leader del PDL Silvio Berlusconi ha espresso a lui il suo impegno.

Lo stesso Enrico Letta ha messo in luce come da troppo tempi il paese aspetta un governo e come lui prenderà il minimo tempo necessario. Domani scioglierà la riserva nel caso ci saranno le condizione. Mette in luce come la preoccupazione principale è per i più deboli e per chi non ha lavoro. Torna anche sul problema della credibilità che può essere riacquistata solo assieme e con in senso ha preannunciato una riforma della politica complessiva. Ora inizia il suo primo lavoro trovare le persone giuste per il governo su cui parlerà solo se scioglierà la riserva. Un lavoro non semplice questo perchè richiede di trovare la fiducia di tutte le forze che lo sosterranno e che devono la maggioranza su tutte e due le camere a partire dal PD che ha dimostrato non essere affidabile nemmeno quando si hanno grandi maggioranze. Domani sapremo se il governo realmente nascerà chiudendo i giorni di senza governo, sperando che il governo possa risolvere i problemi del paese.

Enrico Letta prossimo premier

Alle ore 12.30 il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha convocato per le ore 12.30 di oggi, al Palazzo del Quirinale, l'onorevole Enrico Letta. E' quindi a lui ha conferito l'incarico. Esso ha accettato con riserva l'incarico. Superando così chi voleva Giuliano Amato che era inviso alla Lega Nord.

Non è un premier anziano quello che Enrico Letta incarna e ne se può direttamente leggere direttamente dal suo sito. L'esperienza di letta i politica è numerosa e ha sostenuto l'ascesa di Pier Luigi Bersani ed è vicesegretario unico del PD.

Fatto finalmente il nome del premier è ora di vedere la lista dei ministri che dovranno comunque accontentare una ampia compagine parlamentare. Pure la Lega Nord a questo punto potrebbe sostenere il governo. L'incognita maggiore, oltre che su cosa si porterà avanti, è sul sostegno che otterrà. In tal senso è da vedere cosa farà il PD.

Incognita PD. Il PD è la vera incognita politica per il governo visto anche cosa successo in passato. Sul presidente della Repubblica si è consumata la divisione del PD che dopo le dimissioni di Bersani si è ricompattato su Matteo Renzi. Tale aspirante leader mette in luce che il governo deve essere di un anno e fare alcune determinate cose, mentre Berlusconi pensa ad un esecutivo di almeno 2 anni.

Stante le dichiarazioni sulla linea da tenere ieri, espressa ieri da Enrico Letta a nome del Partito democratico, passata a larga maggioranza. Questa volta è da vedere se il PD sarà compatto e se magari su qualcosa che non ritengono andare si sfileranno. E' da sottolineare che ad aumentare l'incertezza c'è

L'incarico di governo imminente, ma esce la nota della consultazione di Azeglio Ciampi

E' passata la quasi la mattinata con speculazioni su a chi verrà dato l'incarico da parte dei giornali, ma ancora l'annuncio dell'affidamento dell'incarico non c'è. E' uscito invece in comunicato del Quirnale sull' avvenuta consultazione telefonica parte di Giorgio Napolitano del Presidente Emerito, Carlo Azeglio Ciampi.

Non ci sono però elementi per valutare se essa sia un modo per avvisare di un prossimo imminente incarico di governo da parte del Presidente della Repubblica oppure un modo per far capire che permangono difficoltà.

martedì 23 aprile 2013

SEL parole dure verso il Partito Democratico

Sinistra Ecologia e libertà è in totale disaccordo con un governo di larghe intese. Ma si va oltre andando a provare delusione per il Partito Democratico che mentre hanno sempre escluso le larghe intesse con Berlusconi, mentre da domani dovranno spiegarci perché si deve farle.

Ce n'è pero per il Presidente della Repubblica che non si fanno ne con Berlusconi né con Monti né Berlusconi e nemmeno con un passato e con chi di quel passato è figlio. Le intese si fanno con col futuro e dalle parole che si mettono in in risalto ne risulta che sarebbero disposti a al Movimento 5 Stelle visto che il programma programma che si propone non è nemmeno nell'ottica di Berlusconi e Monti e li sfida a ciò:

Il Paese vuole un'intesa per il reddito minimo, il conflitto di interesse, per dare diritti a chi non li ha mai avuti, per un grande piano del lavoro che rompa con i grandi monopoli e con un modello di sviluppo fallito, contro la criminalità organizzata e la corruzione, per le migliaia di partite iva che non ce la fanno più.

PD verso le consultazioni per il governo

La Direzione Nazionale è convocata per martedì 23 aprile, alle ore 16:00, presso la Sede nazionale del PD, Via Sant'Andrea delle Fratte, 16 a Roma.

All'ordine del giorno saranno le dimissioni del Segretario, Pier Luigi Bersani e la situazione politica.

In tal modo il Partito Democratico si avvicina alle consultazioni attraverso una ricerca di identità che dopo le divisioni. Più che tante parole per far capire il clima nel partito riporto l'intervista presente sul sito del Partito democratico rilasciata a Repubblica dal neo-governatore della Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani.

Dica la verità: se l`aspettava? «No. Sapevo dí aver fatto un`ottima campagna elettorale, ma quello che è successo a Roma negli ultimi giorni sembrava aver ribaltato la situazione. Ogni riferimento ai 101 franchi tiratori del Pd contro Prodi è ovviamente voluta».

Dunque lei dava per perse queste elezioni in Friuli-Venezia Giulia? «Insomma... Ho ancora nelle orecchie quello che mi dicevamo molti miei sostenitori, gente del Pd: ma che cosa stanno facendo i nostri, sono impazziti?».

La Serracchiani ha vinto nonostante il Pd? «Non posso non sottolineare che il mio partito l`ho avuto contro. Non certo quello locale, qui si sono tutti spesi in maniera splendida. Ma quello nazionale sì, ha complicato molto questa mia avventura».

In Friuli, per sostenerla, sono arrivati Bersani e Renzi... «Sì, il segretario è venuto da candidato premier, durante la campagna elettorale per le politiche. Poi è stata la volta di Renzi, il 10 aprile. Altra storia, con lui c`è grande sintonia, anche da queste parti ha dimostrato di saper parlare oltre i confini tradizionali del Pd. Anch`io ero stata a Firenze durante la sua campagna elettorale».

Serracchiani, lei non ha vinto solo la presidenza della Regione... «Guardi, due giorni fa ho pensato che solo un miracolo avrebbe potuto salvarmi. Mettiamola così: ringrazio tutti quelli che mi hanno aiutata, non certo gli altri».

Gli altri chi? «Per esempio i 101 franchi tiratori che hanno impallinato Prodi. Mi piacerebbe conoscerli uno per uno».

Ha dei sospetti? Giovani e inesperti? «Ma per carità. Nel mio partito io vorrei ci fosse una certezza: che le cose si facessero a viso aperto. In questi ultimi due mesi la storia ha presentato il suo biglietto a un`intera classe dirigente, intimandole un passo indietro».

Non è che ce l`ha con D`Alema? «Quando si compiono scelte sbagliate, e penso alla Bicamerale, bisogna poi avere la responsabilità di farsi da parte».

Il flop di Grillo? «Immaginavo un risultato diverso, a sentire quello che dicevano. Il fatto è che fin quando si tratta di protestare contro tutto e tutti, com'è successo nella campagna per le politiche, è molto facile. Ma nel confronto sulle cose concrete da fare, i 5 Stelle fanno molta fatica, e queste elezioni sono lì a dimostrarlo».

Con la sua vittoria, cambia qualcosa nel Pd? «Intanto questa è la prova che i territori devono essere più rispettati dai dirigenti di Roma. Qui abbiamo faticato moltissimo, lo stiamo facendo da mesi, poi ci sono state 72 ore di impazzimento e nostro lavoro ha rischiato di diventare inutile».

Però è andata. «Per fortuna, sono contentissima. Ma non è che adesso ci dimentichiamo quel che è successo. Non si può convocare la direzione del Pd per escludere il governissimo e poi presentare come candidato al Quirinale uno come Marini. E senza neppure spiegarlo, poi...».

Pergine: Teatro Tenda e difensore civico

Dopo il coas avvenuto al Comune di Pergine Valsugana con le dimissioni del sindaco Corradi vorrei ringraziare la vicesindaco Marina Taffara per non essersi sottratta rispondere su due argomenti collegati, molto discussi all'interno dell'amministrazione dimissionaria.

Il Teatro Tenda. Il Teatro Tenda non si farà e questo per motivi diversi. Innanzi tutto all'interno dell'amministrazione comunale non tutta la Giunta era d'accordo con l'opera. Chi come la vicesindaca era contrario, sosteneva che Pergine avrebbe dovuto innanzi tutto pensare al Nuovo Teatro (intendo quello di muratura), lavorando con serietà' sulla gestione di una struttura che costa alle casse pubbliche molte risorse. Inoltre il teatro Tenda aveva dei costi smisurati, molto maggiori di quelli dichiarati. Ed ancora, era sicuramente collocato in un posto sbagliato. Per quel che riguarda la vicesindaco, poi, anche la volontà' popolare doveva essere tenuta in considerazione. I soldi per la realizzazione del Teatro Tenda dovrebbero essere spostati sulla ristrutturazione di Palazzo Crivelli, luogo storico di Pergine, oggi in stato di abbandono.

2700 firme raccolte. La questione era in mano al sindaco Corradi, che l'ha gestita come lei personalmente non avrebbe mai fatto. Si è sempre scontrata con l'ex sindaco sui temi del confronto e della partecipazione, trovando sistematicamente un muro di gomma, purtroppo. Si sarebbe comportata in maniera completamente diversa.

Difensore civico. La Giunta non veniva mai informata delle richieste e dei contatti con lo stesso. Non voglio scaricare colpe. Quando la vicesindaco Marina Taffara, essendosi dimesso Corradi, riceveva la posta ed ha letto la lettera del Difensore Civico che diceva che la questione del Teatro era archiviata in quanto il Comune di Pergine non aveva nemmeno risposto alla richiesta di incontro con il difensore Civico,si è vergognata. Nessuno della giunta sapeva che il Difensore Civico avesse chiesto incontri sul tema del Teatro Tenda, ne vedevamo la corrispondenza in tal senso. Comunque si è già premurata di fare una lettera di scuse indirizzata al Difensore Civico.

Calendario delle Consultazioni per il governo

Giornata questa per Napolitano con un calendario delle consultazioni che si chiuderanno in serata col Partito democratico. Ecco tutto il calendario:

  • Ore 10.30 Presidente del Senato della Repubblica: Pietro Grasso;
  • Ore 11.00 Presidente della Camera dei Deputati: Laura Boldrini;
  • Ore 11.30 Presidente del Gruppo parlamentare Misto del Senato della Repubblica: Loredana De Petris;
  • Ore 11.40 Presidente del Gruppo parlamentare Misto della Camera dei Deputati: Pino Pisicchio;
  • Ore 11.50 Rappresentanza parlamentare della Südtiroler Volkspartei;
  • Ore 12.00 Esponenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati della minoranza linguistica della Valle d'Aosta: Albert Lanièce e Rudi Franco Marguerettaz;
  • Ore 12.10 Presidente del Gruppo parlamentare della Camera dei Deputati "Fratelli d'Italia": Giorgia Meloni;
  • Ore 12.20 Presidente del Gruppo parlamentare del Senato della Repubblica "Grandi Autonomie e Libertà": Mario Ferrara;
  • Ore 12.30 Presidente del Gruppo parlamentare del Senato della Repubblica "Per le Autonomie (SVP, UV, PATT, UPT) - PSI": Karl Zeller;
  • Ore 12.50 Presidente del Gruppo parlamentare della Camera dei Deputati "Sinistra Ecologia Libertà": Gennaro Migliore;
  • Ore 16.30 Presidenti dei Gruppi parlamentari del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati "Lega Nord e Autonomie": Massimo Bitonci e Giancarlo Giorgetti;
  • Ore 17.00 Presidenti dei Gruppi parlamentari del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati "Scelta Civica per l'Italia": Mario Mauro e Lorenzo Dellai;
  • Ore 17.30 Presidenti dei Gruppi parlamentari del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati "MoVimento 5 Stelle": Vito Claudio Crimi e Roberta Lombardi;
  • Ore 18.00 Presidenti dei Gruppi parlamentari del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati "Il Popolo della Libertà": Renato Schifani e Renato Brunetta;
  • Ore 18.30 Presidenti dei Gruppi parlamentari del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati "Partito Democratico": Luigi Zanda e Roberto Speranza.
  • Il Presidente Napolitano consulterà nel corso della giornata il Presidente Emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

Si nota in questa lista che per il Partito Democratico ci sarà Luigi Zanda e Roberto Speranza e non Pier Luigi Bersani. Un segnale questo ovvio che Bersani è finito nel PD, ma non si sa che significato abbia per la vita di quel parito staremo a vedere.

lunedì 22 aprile 2013

Giorgio Napolitano un discorso da statista

Oggi si è aperto con il giuramento e il discorso di Giorgio Napolitano per il secondo settennato fatto unico per la storia repubblicana. Un discorso quello che si apre di spessore e che descrive la situazione che l'ha portato ad accettare l'incarico e le prospettive per quale pensa di svolgere lo stesso.

Saluto e motivazioni di accettazione rielezione. Nel salutare i grandi elettori ha messo in luce la gratitudine per un elezione che dimostra la stima che hanno dimostrato con l'elezione a grande suffragi in modo particolare che mi sia venuto da tante e tanti nuovi eletti in Parlamento, che appartengono a una generazione così distante, e non solo anagraficamente, dalla sua.

Un sentimento di stima che ha potuto toccare sia verso se che l'istituzione nei cittadini in diversi ambiti per rivivere insieme il farsi della nostra unità nazionale.

Mette in luce da subito che lui aveva messo in luce come una non rielezione in tempi non sospetti era più conforme al modello costituzionale per il ruolo per il quale si accinge a giurare e fare il discorso e di come si doveva normalizzare i rapporti politici e dare una successione ordinata nella carica che si ri-accinge ad assumere.

Molte forze parlamentari e la quasi totalità dei Presidenti delle regioni hanno messo in luce la drammatica situazione del paese che per giunta stava avvitando, per il clima politico teso, sulla nomina del Presidente della Repubblica. Una rielezione che ha accettato sebbene costasse molto per sento istituzionale che non è vietato dalla costituzione che lascia una finestra per i casi eccezionali come quelli che stiamo vivendo. Questo è un passo che ci fa capire come non abuserà mai del suo potere.

Dare risposte al paese e bacchettata alle forze politiche. Si prendere consapevolezza. guardare alla coesione nazionale e ad una rinnovata fiducia internazionale per dare risposte al paese. Risposte che non sono state data da omissioni, guasti, chiusure irresponsabilità e ne ripercorre la storia degli ultimi due anni. Un richiamo al fatto che l'insoddisfazione popolare verso la politica e i suoi costi è stata cavalcata anche con campagne dilatorie, ma ciò non può essere un assoluzione verso chi ha compiuto delitti verso la pubblica amministrazione e la usata a fini personali e nemmeno chi non ha voluto fare le riforme necessarie. In tal senso ripercorre gli errori compiuti e le occasioni perse per riformare dando idea del programma.

Programma e suo impegno. Si mette in luce come tra le cose da fare c'è la legge elettorale che non è stata cambiata e che porta ad una sovra-rappresentazione in una camera senza con ciò poter governare. A peggiorare ciò c'è il bicameralismo perfetto che va superato. Si ferma qui anche se molto c'è da fare e parte col fatto che tali richiami li aveva già fatti in passato. In caso troverà sordità dalle forze che ora gli chiedono un nuovo impegno lui ne trarrà le conseguenze davanti al paese.

Non si può più rimandare riforme che possano dare vitalità alla democrazia e alla società italiana e per in tale settore riprendere un discorso da lui tenuto per i 150° ai giovani a Rimini. I temi trattati e le riforme da prendere sono nei documenti delle due gruppi che detto dei saggi da lui nominati ai cui rimanda.

La riforma delle istituzioni devono esser fatte ad ogni livello della vita democratica e dei modi di partecipazione anche dei partiti politici. Un rinnovamento che va fatto anche all'interno degli organi dello stato. A tutti il Presidente della Repubblica esprime la sua vicinanza. Occorre grande attenzione di fronte a esigenze di tutela della libertà e della sicurezza da nuove articolazioni criminali e da nuove pulsioni eversive, e anche di fronte a fenomeni di tensione e disordine nei rapporti tra diversi poteri dello Stato e diverse istituzioni costituzionalmente rilevanti.

Lo strumento militare è avviato verso riforma ma si deve reagire a disinformazione e polemiche a presidio della partecipazione italiana - anche col generoso sacrificio di non pochi nostri ragazzi - alle missioni di stabilizzazione e di pace della comunità internazionale.

Va combattuta la recessione anche cogliendo le opportunità di influire nell'Unione Europea per creare lavoro, per potenziare l'istruzione e il capitale umano, per favorire la ricerca, l'innovazione e la crescita delle imprese.

E' irrinunciabile inoltre l'impegno a far progredire l'Europa unita, contribuendo a definirne e rispettarne i vincoli di sostenibilità finanziaria e stabilità monetaria, e insieme a rilanciarne il dinamismo e lo spirito di solidarietà, a coglierne al meglio gli insostituibili stimoli e benefici.

La disoccupazione e il lavoro devono essere una problematica bene presente da risolvere essendo la questione portante del futuro di un'intera generazione oltre che una questione di valorizzazione delle energie femminili.Non possiamo restare indifferenti dinanzi a costruttori di impresa e lavoratori che giungono a gesti disperati, a giovani che si perdono, a donne che vivono come inaccettabile la loro emarginazione o subalternità.

Interpretare il cambiamento interpretando a proprio modi consensi aggredendo i problemi appena messi in luce dando fiducia al mondo del lavoro e dell'impresa non porta lontano. Va inoltre affrontata la drammatica questione meridionale che vede ulteriore impoverimento.

I provvedimenti presi da Monti. C'è un apprezzamento per ciò che si è riuscito a fare sotto Monti in campo finanziario e di come si sia ripreso un ruolo nel corso del 2012 per l'Italia nell'Europa.

Movimento 5 Stelle. C'è apprezzamento per il Movimento 5 Stelle premiato come nuovo attore politico-parlamentare che ha mostrato di volersi impegnare alla Camera e al Senato, guadagnandovi il peso e l'influenza che gli spetta : quella è la strada di una feconda, anche se aspra, dialettica democratica e non quella, avventurosa e deviante, della contrapposizione tra piazza e Parlamento.

Contrapposizione tra rete e forme di organizzazione politica. Si è andati poi a toccare la contrapposizione che c'è stata tra la rete e forme di organizzazione politica che da più di un secolo sono i partiti.

La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del "metodo democratico".

A chi voleva dargli ruoli di governo attraverso mandati Giorgio Napolitano lui richiama il suo ruolo del Presidente, al quale non tocca dare mandati per la formazione del governo, che siano vincolati a qualsiasi prescrizione se non quella all'art. 94 della Costituzione : un governo che abbia la fiducia delle due Camere. Ad esso spetta darsi un programma, secondo le priorità e la prospettiva temporale che riterrà opportune.

Il governo. Chiede un bagno di realtà delle forze del parlamento chiedendo collaborazione tra gli stessi visto che nessuna forza può da sola fare un governo guardando al bene del paese e alla responsabilità prima che i patti con i propri elettori. Porta a tale esempio il caso del Regno Unito ove perfino li più partiti collaborano seppure distanti o aspramente concorrenti. In italia invece sembra che la parola intesa, alleanze, convergenze, mediazioni sono parole quasi viste con orrore mentre la complessità di governare la cosa pubblica implica anche condivisione. Si dovrebbe se non accettare l'ingovernabilità per la quale il rieletto Napolitano non avrebbe mai accettato di esser notaio. Non volendo con ciò dire comunque che lui vuole giocare un ruolo di governo, ma rimanendo nei dettami costituzionali al massimo con ruolo di coagulante.

Non vede nella sua rielezione pretese salvifiche ma con equilibrio e imparzialità nel dettame costituzionale lui continuerà a lavorare fino a quando riterrà che la situazione del paese lo richieda o fino a quando le sue forze lo sosterranno. Per lui questo non è un previsto ulteriore impegno pubblico in una fase di vita già molto avanzata ; inizia per i parlamentrari un lungo cammino da percorrere, con passione, con rigore, con umiltà. Non vi mancherà il mio incitamento e il mio augurio.

Chiude dicendo:"Viva il Parlamento! Viva la Repubblica! Viva l'Italia!"

Conclusioni. Questi sono i temi di un discorso di sicuramente di una persona anziana richiamata ad un ulteriore lavoro.

E' apprezzabile il tenore tenuto che ha spiegato i contorni in cui si è convinto a accettare la sua candidatura e i compiti che si assume. E' stato però non tenero con le forze con un irrituale richiamo al lavoro e alla coesione che non gli era stato ascoltato fino in fondo.

Giorgio Napolitano marca la sua statura di statista che molti non perseguono presi dal loro tornaconto elettorale. Napolitano può piacere o meno però anche nel discorso tiene toni equilibrati rotti a volte dalla commozione.

Un discorso il suo che tocca al Moviemento 5 Stelle e senza dare indicazioni particolari chiede agli stessi di guardare al bene del paese e a non contrapporre la rete all'organizzazione democratica.

Ci sono persone capaci sia anziane che giovani e tale contrapposizione non deve esistere; mentre esiste differenza tra persone di caratura, intelligenti e gli altri.

Le elezioni politiche 2013 e la rielezione di Napolitano

Mai come oggi è doverosa una riflessione su ciò che è successo dalle elezioni politiche 2013 alla rielezione di Giorgio Napolitano.

E' innegabile che la novità del Movimento 5 Stelle abbia spaccato il parlamento in tre forze che si equivalgono (o quasi), anche per la difficoltà di instaurare dialogo tra le stesse, dando ingovernabilità. Tale risultato è dovuto certamente dalla rabbia dei cittadini e dalla crisi economica, ma anche dall'abile utilizzo della rete che a costi esigui ha portato il Movimento 5 stelle ad affermarsi.

La debolezza della classe politica si è registrata nella rielezione di Giorgio Napolitano supplicato da parte dei partiti politici e di parte dei delegati regionali ad una ricandidatura. Questo non è avvenuto per caso, ma per evitare l'imbarazzo ad una politica incapace. Anche in ciò il Movimento 5 Stelle è stato determinante, infatti lo stesso con le quirinarie (forse poco trasparenti) ha proposto dei nomi votati dai cittadini che dopo il rifiuto di Milena Gabanelli e Gino strada ha visto concentrarsi il Movimento sul nome di Stefano Rodotà. Un nome quello non negoziabile.

Fino alla sesta votazione, che rielegge Napolitano, il PD ha candidato con logiche differenti sia Franco Marini che Romano Prodi bruciando sull'altare delle divisioni interne tutte e due le candidature oltre che il segretario Bersani e la presidente dell'assemblea nazionale Rosy Bindi. Un risultato questo prodotto anche della pressione sui grandi elettori e dei parlamentari dei socianetwork e della rete. Due aspetti quello dell'affermazione del Movimento 5 Stelle e delle proteste piovute sulle varie candidature che dimostrano come partiti politici e i loro esponenti non sanno ancora governare la rete, ovviamente tranne il Movimento 5 Stelle.

Non si può parlare di golpettino come Beppe Grillo ha parlato circa ciò che è successo con la rielezione di Giorgio Napolitano, ma è la fine della Repubblica parlamentare per fallimento dei partiti. Ora è innegabile che l'uomo forte della Repubblica italiana è Giorgio Napolitano e ciò dovrà essere tenuto in considerazione dalle forze politiche. A questo punto, oltre che le riforme necessarie per far ripartire l'economia, le forze politiche dovranno assumersi una stagione di riforme istituzionali. Riforme istituzionali che devono affrontare il problema del bicameralismo perfetto che va superato e una riforma del sistema in senso presidenziale che non può più esser rifiutata. Sempre che si riesca a fare un governo e non si torni alle urne.

domenica 21 aprile 2013

Sevizio piccoli paesi e scelta personale

E' noto oramai a tutti della crisi che attraversa l'Italia e i piccoli paesi che spesso non fanno notizia sui giornali. Paesi i nostri dove tenere un servizio aperto spesso costa molta fatica e spesso porta a scelte dolorose. E' questo che emerge nella lettera scritta da Consiglio di Amministrazione dei soci della Cooperativa che da 120 anni grantisce un servizio commerciale importante nei nostri paesi.

La crisi commerciale. E' evidente che non si può limitare la libertà personale, ma i dati parlano chiaro dall'esercizio 2012 il risultato operativo è crollato da 42719 ad un -12269 e questo dimostra come i margini si assottigliano anche in connessione di abbassamento dei prezzi dovuto alla crisi in modo da tenere i volumi. Volumi che però si vedono in contrazione che dimostrano come clienti e i soci spesso si rivolgano altrove per vari motivi, magari anche per prezzi minori.

E' ora per di una riflessione perchè con tale andamento vista anche la perdita che il 2012 147525 e un futuro non roseo non si possa che richiamare tutti ad una riflessione. Una riflessione che urge e non può aspettare 5-10 anni quando magari ci si piange addosso per un servizio che non c'è più e non è più possibile salvare.

La partecipazione alla vita della società. Altro dato preoccupante di riflessione è la scarsa partecipazione dei soci all'assemblea della società se ciò non porta buoni omaggio o simili. Eppure l'assemblea è il giusto momento dove fare proposte per risollevare la società e eventualmente chiedere cambiamenti per andare incontro ai soci. E' troppo semplice votare coi i piedi andando verso le grandi strutture che mai in Vanoi verranno e non dire la propria all'interno degli organi societari. E' una battaglia tra piccolo e grande impari e che si può vincere solo con l'aiuto dei soci e la loro fedeltà sicuri che non si voglia poi rimpiangere il servizio dopo.

Non si tratta qui di obbligare nessuno a fare ciò che non vuole ma tutti ad un senso di responsabilità per poter scegliere il futuro di una società da 120 anni nel nostro e che si spera i soci trovino ancora utile.

sabato 20 aprile 2013

Vendola parla alla sinistra

"Ringrazio tutti e sono contento che il mio nome parli alla sinistra italiana. Sono convinto che le decisioni parlamentari possano e debbano essere anche duramente criticate, ma partendo dalla premessa che esse si muovono nell'ambito della legalità democratica", queste le parole pronunciate da Stefano Rodotà e fatte proprie da Nicki Vendola di Sinistra Ecologia e Libertà.

Dopo aver ripreso queste parole che mettono fine a polemiche a sinistra sul Presidente Napolitano Vendola pensa già al futuro. Un futuro quello della sinistra che partirà da un PD dilaniato che è dovuto arrivare a Giorgio Napolitano per trovare unità. L'8 maggio a Roma Sinistra Ecologia e Liberta convocherà la prima assemblea di popolo per lanciare questo nuovo percorso, questo cantiere per una sinistra di governo, larga e popolare. Un modo questo non di tornare indietro, di resuscitare la Sinistra Arcobaleno o di relegarci in un minoritarismo testimoniale. Da ora siamo impegnati a ricostruire, ricostruire ricostruire.

Nelle parole di Vendola si apre a Barca e tutti coloro che dopo lo schianto del Pd sono interessati a cui si da il benvenuto. Sel intende andare avanti per l'adesione al gruppo del Partito socialista europeo all'Europarlamento.

L'apertura per una sinistra nuova. Non si può non vedere in tale parole, non una vendetta, ma un voler riscostruire la sinistra che si è rotta nel voto al Presidente della Repubblica. Un tentativo di ricostruire che però guarda anche al PD ai cui esponenti delusi e al cui popolo deluso SEL apre. Il PD in questo scenario dovrà lavorare in fretta e bene per non venir fagocitato dal PD.

Giogio Napolitano è il presidente di tutti gli italiani.

Oggi diversi schieramenti hanno chiesto a Napolitano di ridiscendere in campo e di togliere il veto alla sua candidatura dovuta in parte al fatto anagrafico, 88 anni, e per la voglia di poter lasciare libere le forze politiche di trovare un nuovo candidato. Le forze politiche con la richiesta a Napolitano hanno messo in luce la loro pochezza. Il Movimento 5 Stelle e pure SEL hanno tenuto la barra su Stefano Rodotà.

Una vittoria del centrodestra. Le dimissioni di Bersani e la salita insieme ad altre forze oltre dei delegati regionali al quirinale a fatto sciogliere il veto a Giorgio Napolitano.

Il dati del voto mostrano inequivocabilmente che Giorgio Napolitano è arrivato quasi al quorum di 2/3 delle prime votazioni dimostrando come sia forte la sua candidatura. Questo ha dimostrato come la sinistra si sia divisa con SEL non ci possa essere nessun dialogo e nemmeno con il Movimento 5 Stelle.

E' importante dopo l'appello di Beppe Grillo sentire Giorgio Napolitano che con equilibrio sappia raffreddare una piazza che oggi il Movimento 5 Stelle scalderà.

Una vittoria di del centrodestra che ha portato a più miti consigli il PD che ha dato invece segnali di squilibrio. Una vittoria di Berlusconi che ha smacciato Bersani per dirla col linguaggio del stesso leader di centrosinistra.

Un governo. Serve un governo ora riformatore e non solo di austerità che dia speranze ad un paese in ginocchio e sui problemi ci si deve confrontare già da domani.

Il centrosinistra dovrà sedersi col centrodestra per un governo senza pregiudizi, ma con senso di responsabilità. Un inciucio sarebbe inspiegabile, mentre una collaborazione seria sarebbe ciò che a sto punto si auspica buona parte del paese.

I temi del Movimento 5 Stelle vanno tenuti in seria considerazione per un ritorno alla seria politica e per chiudere lo strappo col paese che oggi con l'appello di Grillo vedremo quanto profondo. Deve essere questa per riformare le istituzioni e il paese è l'ultima chiamata che il paese da alla politica non si sprechi tale occasione.

Non si possono ancora escludere le elezioni ma ora sono più distanti e forse per questo Napolitano ha accettato. Gli auguro buon lavoro e che sappia far ragionare le forze politiche che sopratutto nel centrosinistra non hanno dimostrato lungimiranza e hanno fatto arrivare a questo. Buon lavoro Giorgio Napolitano per un lavoro non semplice.