martedì 28 gennaio 2020

Meeting Oncologici Dolomiti 2020 al via da Padova

Feltre. Ripartono i “Meeting Oncologici Dolomiti”, eventi formativi promossi dal direttore dell’Oncologia di Feltre, Davide Pastorelli, per favorire la formazione e l’aggiornamento continuo di alto livello in sede con un approccio multidisciplinare. Il primo appuntamento sarà a Padova il 31 gennaio con un convegno dal titolo “Aspetti controversi dell’utilizzo di supplementi alimentari in oncologia: quali evidenze scientifiche?”. A seguire altri 6 appuntamenti all'ospedale di Feltre.

«La scelta di una sede come Padova scaturisce dalla proficua collaborazione tra l’ateneo patavino, la Rete Oncologica Veneta e l’Oncologia, la Gastroenterologia e la Chirurgia di Feltre», spiega il direttore dell’Oncologia Davide Pastorelli, «per noi è un onore aprire i Meeting Oncologici Dolomiti in una sede tanto prestigiosa».

Gli integratori alimentari utilizzati in oncologia sono spesso micronutrienti, vitamine e minerali essenziali per il funzionamento dell’organismo e piante medicinali. La nutraceutica è la disciplina che indaga tutti i componenti o i principi attivi degli alimenti con effetti positivi per la salute,la prevenzione e il trattamento delle malattie.

I nutraceutici determinano effetti benefici per la salute, in particolare per la prevenzione e il trattamento delle malattie croniche. Esistono filoni di ricerca che dimostrano il contributo della nutraceutica nelle terapie oncologiche. L’onconutraceutica ha come scopo la chemioprevenzione dei tumori, lo studio dei composti da associare alla terapia antitumorale per un’azione additiva o sinergica (terapia adiuvante) ma anche per diminuire le concentrazioni dei farmaci antitumorali e gli effetti avversi delle terapie oncologiche; ritardare la comparsa di resistenza alla terapia (chemio, ormono e radioterapia).

Numerosi studi scientifici suggeriscono l’utilità della integrazione di estratti vegetali in pazienti con patologie di pertinenza oncologica. Scopo dell’incontro è approfondire gli ambiti oncologici di utilizzo dei prodotti nutraceutici e diffondere la conoscenza scientifica delle specifiche proprietà, identificando le associazioni più vantaggiose. Nell’ultima parte dell’incontro verranno esaminate e discusse le terapie alternative e complementari in oncologia evidenziando le modalità di comunicazione di dati e notizie che vanno riportate sempre con precisione e serietà e cercando di evitare le fake news. Nel 2019, i Meeting Oncologici Dolomiti hanno coinvolto oltre 660 medici nei 7 incontri.

USSL Dolomiti parte il progetto Recall per sconfiggere l'Epatite C.

Belluno. La Regione Veneto ha deliberato un Programma di eliminazione dell’Epatite C e ne ha affidato la pianificazione ad una “Cabina di Regia” per identificare e strutturare una serie di azioni, ritenute le più efficaci per l’eliminazione dell’infezione HCV, in sintonia con quanto auspicato anche dalla Organizzazione Mondiale della Sanità.

L’USSL Dolomiti ha aderito al progetto regionale “Recall”, che ha lo scopo di tracciare, attraverso i dati delle Microbiologie e dei Laboratori analisi, i pazienti con probabile diagnosi di epatite C, non ancora avviati al trattamento per la loro presa in carico. A questo fine ha istituito il gruppo di lavoro aziendale composto da:

  • Dott. Giovanni Maria Pittoni, Direttore Sanitario;
  • Dott.ssa Eliana Modolo, Dirigente medico Laboratorio analisi;
  • Dott. Valter Vincenzi, Dirigente medico Medicina generale;
  • Dott.ssa Manuela De Bona, Dirigente medico Gastroenterologia;
  • Dott. Claudio Bianchin, Dirigente medico Medicina legale.

Nelle prossime settimane l’Azienda offrirà a tutti i pazienti con probabile diagnosi di epatite C la possibilità di una valutazione ambulatoriale allo scopo di avviarli al trattamento dell’infezione. Si tratta di un’importante opportunità perché il trattamento precoce dell’infezione da HCV riduce il rischio di progressione della malattia epatica e delle complicanze ad essa correlate.

«In Ulss Dolomiti, i pazienti trattati con i DAA ad oggi sono circa 600 e si calcola esistano ancora circa 400 soggetti da individuare e trattare», spiega il dottor Valter Vincenzi dell’ambulatorio multidisciplinare di epatologia.

L'epatite e storia delle cure. L’infezione cronica da virus dell’epatite C (HCV) ha rappresentato negli ultimi 40-50 anni la principale causa di malattia cronica del fegato, di cirrosi con le sue gravi complicanze, di epatocarcinoma e di morbilità e mortalità epatiche in tutti i Paesi Occidentali, compresa l’Italia.

La cura dell’epatite C è stata rivoluzionata negli ultimi anni con l’introduzione dei nuovi farmaci antivirali ad azione diretta (DAA), disponibili in Italia dal 2014, di altissima efficacia nell’eradicazione del virus (oltre il 95% dei pazienti trattati) e di elevata tollerabilità.

L’utilizzo clinico è stato inizialmente limitato ai pazienti con patologie epatiche ed extraepatiche HCV correlate più gravi e progressive. Nella nostra Regione dal 2014 all’inizio del 2017 sono stati trattati circa 5.000 pazienti con ottimi tassi di efficacia. Dal 2017 ad oggi sono stati trattati altri 9.000 pazienti circa per un totale di circa 14.000 pazienti trattati in Veneto.

Dal 2017 l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha esteso l’indicazione al trattamento a tutte le persone con l’infezione da virus C indipendentemente dallo stadio di malattia.

Nel Veneto, stime effettuate a fine 2017, indicano la presenza di 25.000-30.000 portatori di HCV, di cui 17.500-21.000 candidabili al trattamento, di cui almeno 15.000 non ancora noti. Questo perché la caratteristica clinica peculiare dell’epatite C è la spiccata tendenza ad un decorso cronico asintomatico prolungato nel tempo, con comparsa di sintomi solo nelle fasi più avanzate di malattia. Ciò comporta che in molti soggetti l’infezione non sia ancora stata identificata.

«Diventa quindi importante identificare e raggiungere non solo i pazienti con diagnosi già nota ma arrivare a diagnosi del “sommerso” cioè dei pazienti non ancora diagnosticati per poter offrire loro il trattamento», spiega la dottoressa Manuela De Bona responsabile della UOS Epatologia di Feltre.

sabato 18 gennaio 2020

Nuovi ambulatori alla Medicina di Pieve di Cadore: il punto di Cristiano Perbellini

Pieve di Cadore. Cristiano Perbellini, direttore della Medicina di Pieve di Cadore, fa il punto sull’attività dell’unità operativa da lui guidata da maggio 2019.

Quali le esigenze pongono i pazienti? Che sfide pongono? «La Medicina di Pieve presenta al suo interno diverse anime professionali che nel tempo sono cambiate (attualmente i medici sono specialisti in geriatria, medicina dello sport, endocrinologia, medicina interna) e proprio il confronto di queste diversità risulta essere la sua forza nella gestione del paziente complesso ed acuto», spiega Perbellini, «la Medicina ricovera circa 700 pazienti all’anno prevalentemente dal Pronto Soccorso (quindi in regime di urgenza: 97% dei ricoveri) per patologie diverse e, dai dati repilogativi in particolare abbiamo osservato che nel 2019 rispetto al 2018 sono aumentate patologie come lo scompenso cardiaco, polmoniti, infezioni di altrogenere, neoplasie ed eventi cerebrovascolari su una popolazione prevalentemente geriatrica con aumentata complessità anche di ordine sociale per il riaccoglimento a domicilio».

Quali servizi ambulatoriali? E come si evita fastidiose trasferte, soprattutto per gli anziani, negli ospedali principali di Belluno e Feltre? E come vengono valutati i risultati dai pazienti? «Sono attivi l’ambulatorio geriatrico, diabetologico, endocrinologico, pneumologico (esecuzione di spirometrie di controllo ed EGA, nonché di visite ad opera dei colleghi pneumologi di Belluno), l’attività di diagnostica vascolare (ecocolordoppler arteriosi e venosi TSA ed arti inferiori), vengono altresì erogate prestazioni internistiche richieste dai colleghi sul territorio (prelievi, infusione di sostanze terapeutiche, salassi, trasfusioni, EEG). Collaboriamo anche con il Pronto soccorso per supporto ai turni di guardia, con l’ODC di Auronzo per consulenze specialistiche su pazienti complessi e con altre realtà ospedaliere (Agordo) per il supporto specialistico in contesti come la diabetologia per mantenere attivi tali servizi anche in contesti diversi dal nostro.

Stiamo lavorando per creare nuovi ambulatori in collaborazione con altre unità operative che ci consentirebbero di giocare d’anticipo sulle riacutizzazioni dei pazienti per le patologie di maggiore peso (scompenso cardiaco, BPCO, ipertensione arteriosa e patologie cerebrovascolari).

Le manifestazioni di stima dei pazienti ricoverati giunte sino ad ora sono il segnale che quanto viene fatto sta dando buoni risultati, ma vorremmo fare meglio e di più, confidando in nuove risorse da mettere in campo con la collaborazione della direzione medica che risulta essere sempre di grande supporto», conclude Perbellini.

giovedì 16 gennaio 2020

Morte di Michele de Boni: l'Ospedale di Feltre si stringe alla famiglia e lo ricorda

Feltre. Nella mattinata di ieri, circondato dall'affetto della sua amatissima famiglia, è morto il dottor Michele De Boni, direttore del dipartimento di chirurgia oncologica gastrointestinale a valenza regionale, in seguito a una malattia che ha affrontato con grande coraggio e dignità. L’Ospedale di Feltre si è stretto attorno al ricordo del dottor De Boni, reagendo come una famiglia. Tanti i ricordi nati spontanei da ciascun dipendente dell’ospedale insieme a un sincero sentimento di gratitudine. Forte la determinazione a portare avanti i suoi principi.

Pillole di biografia.Nato il 24 dicembre 1952 a Feltre, Michele De Boni si è laureato in Medicina e Chirurgia a Padova nel 1979 dove successivamente si è specializzato in Gastroenterologia e endoscopia digestiva nel 1985. Ha iniziato il suo percorso lavorativo come medico proprio all'ospedale di Feltre fino a diventare responsabile del servizio di gastroenterologia nel 1995. Importanti esperienze all'estero gli hanno fatto acquisire un’esperienza e una professionalità di grande rilievo, sviluppando anche la cultura della ricerca tanto da poter essere uno dei protagonisti del panorama scientifico in tema della diagnosi e cura dei malt-linfomi. L’importante lavoro di ricerca svolto gli ha permesso di pubblicare sul Lancet nel 1994 un importante lavoro sul trattamento con terapia medica dei malt-linfomi helicobacter pylori correlati.

Grazie al suo operato, il servizio di Gastroenterologia è cresciuto negli anni fino ad essere riconosciuto come unità operativa complessa nel 2004. Nel 2009 è stato nominato direttore del Dipartimento di oncologia. Con le schede ospedaliere del 2013, l’ospedale di Feltre è stato riconosciuto Centro di riferimento regionale per la chirurgia oncologia gastrointestinale per i risultati scientifici e per l’ attività mossa da un gruppo di professionisti di cui il dottor De Boni era il fondatore e l’instancabile anima.

Con la nascita dell'Ulss Dolomiti, nel 2017, il dottor De Boni è stato confermato quale coordinatore di dipartimento e ha continuato a lavorare e a battersi per spingere ogni giorno tutto l’ospedale di Feltre a migliorarsi costantemente per il livello di assistenza e a ottimizzare i percorsi diagnostico terapeutici assistenziali.

Già in tempi non sospetti ha sostenuto sempre l’importanza del confronto tra specialisti ovvero dei gruppi multidisciplinari di patologia e la necessità di personalizzare le cure per ciascun paziente. Uno dei principali progetti fortemente voluti dal dottor De Boni è “One Day Care” con l’idea di porre una diagnosi clinico strumentale e istologica in un solo giorno all’interno un percorso di certificazione di qualità del Dipartimento di chirurgia oncologica gastroenterologia a valenza regionale. Sua anche l’idea e l’attivazione di un master universitario di primo livello per infermieri in endoscopia digestiva in collaborazione con l’Università degli studi di Padova.

Il ricordo del dottor De Boni «La morte di Michele De Boni ci tocca profondamente e ricorderemo per sempre un amico e un professionista competente, entusiasta del suo lavoro e sempre disponibile nei confronti dei pazienti. La sua capacità di associare una grande esperienza clinica maturata sempre nell'ospedale di Feltre con una intensa attività di ricerca in connessione con i più accreditati centri internazionali ha costituito un esempio per tutti : è possibile diventare un centro di riferimento di prim'ordine con l’impegno, la professionalità e il quotidiano riscontro dei positivi risultati. Questo deve spronare l’Azienda a continuare con grande determinazione il grande lavoro svolto finora » ricorda Adriano Rasi Caldogno, direttore Generale dell'Ulss Dolomiti.

Uno dei so motti era “Non c’è buona assistenza se non si fa buona ricerca”. L’Unità operativa di Gastroenterologia, infatti, oltre all'attività assistenziale si è costantemente impegnata nella ricerca clinica e traslazionale grazie al rapporto di collaborazione consolidato con numerose università italiane e straniere. Importante soprattutto il rapporto con l’Università di Padova che ha permesso anche l’avvio a Feltre del master per infermieri in endoscopia.

Importante anche l’impegno sul fronte della formazione, anche grazie al sostegno del volontariato, e sull'aggiornamento delle attrezzature biomediche con il supporto della Fondazione Cariverona. Non solo, per evitare che l’ospedale si riduca a una “officina di riparazione”, ma si qualifichi sempre più come “fabbrica della salute” il dottore De Boni ha sempre promosso metodi di prevenzione primaria direttamente sul territorio, come nel caso dell’intervento sulla popolazione trentina della Val Vanoi, che ha avuto riconoscimenti internazionali per la sua efficacia.

Ragguardevole gratificazione gli veniva data dall'attività di degenza e dall'attività endoscopica scelta da molte persone anche fuori Ulss. Grande attenzione, in virtù della valenza regionale del nostro Centro di Chirurgia Oncologica Gastrointestinale, è stata posta per le neoplasie dell’apparato digerente. Questa attenzione è testimoniata dai Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali multidisciplinari incentrati sempre sul paziente per una terapia più personalizzata. Negli ultimi anni aveva concentrato gli sforzi verso un avanzamento continuo di tipo culturale con al centro la persona assistita, che viene coinvolta attivamente nel percorso di cura. Perché la qualità non è solo professionale od organizzativa, ma anche quella percepita dall'utente in funzione delle sue aspettative. Consapevoli dell'insostenibilità dell'attuale approccio medico-sanitario, dove troppo spesso il medico fa una diagnosi e la affronta disgiuntamente dalla persona che ne è portatrice, ha sempre cercato di ricomporre il sapere medico, curando la malattia assieme alla persona in tutte le sue fasi.«In che modo? Quando ci si recherà in reparto perché si accusa un disturbo o per un periodico controllo, a prendersi cura del paziente sarà un'intera équipe di medici formata da gastroenterologi, chirurghi, oncologi, patologi, radiologi e anestesisti. La diagnosi verrà configurata ricorrendo all'impiego delle più sofisticate apparecchiature, con competenze mediche che non andranno mai disgiunte dall'umanità necessaria nel "trattare" una persona che soffre nella complessità dei suoi bisogni. In questo iter, i familiari, saranno opportunamente coinvolti e sostenuti dalle Associazioni di Volontariato» diceva.

Il saluto dei colleghi«Caro Michele, mi hai accolto nella “famiglia” feltrina a braccia aperte, sei stato per me una guida. grazie ai tuoi insegnamenti, consigli e supporto abbiamo lavorato concretamente per garantire ai pazienti i più alti standard di cure e per fare dell’ospedale di Feltre un riferimento regionale. Caro Michele, il tuo cuore si è fermato ma un cuore che ha toccato così tante vite rimarrà per sempre presente in tutti noi amici, colleghi, pazienti. Ciao», saluta Umberto Montin, direttore del dipartimento di area chirurgica dell’ospedale di Feltre.

«Il dottor Michele De Boni ci lascia un grande insegnamento: quello della ricerca del confronto tra i vari specialisti affinché il paziente resti sempre al centro delle scelte terapeutiche. Questo comporta un ulteriore impegno da parte di tutti noi nel continuare la strada che Lui ha tracciato», ricorda il direttore dell’oncologia Davide Pastorelli.

« Michele, ti ringrazio di cuore. Innanzitutto ti ringrazio per la tua vicinanza e sostegno all'Ospedale, agli operatori sanitari e ai pazienti, ti ringrazio per la tua capacità di fare gruppo con noi operatori sanitari, di coinvolgerci con emozione in ogni nuova iniziativa, di farci sentire sempre un profondo senso di appartenenza alla nostra Professione e al nostro Ospedale.Ti ringrazio per la motivazione che hai messo in ogni cosa, motivazione che hai sempre donato e trasmesso a tutti noi, ogni giorno, instancabilmente. Ti ringrazio per essere sempre stato accanto all'Ospedale, per la forza che hai trasmesso a tutti noi ogni giorno, per l'attenzione alle grandi e piccole cose, per i tuoi sorrisi, la tua amicizia e per averci ricordato ogni giorno che facciamo il lavoro più bello e appassionante di tutti. Con sentimento di gratitudine profonda, un caro abbraccio Michele, sei e sarai sempre parte del mio cammino e di quello dell'Ospedale di Feltre», conclude il direttore Medico Marianna Lorenzoni.

lunedì 6 gennaio 2020

La chirurgia mininvasiva del glaucoma: il punto di Francesco Sperti

Francesco Sperti, alla guida della unità operativa di oculistica di Belluno e, da alcuni mesi, facente funzioni di direttore anche a Feltre, fa il punto sulla chirurgia mininvasiva del Glaucoma.

Il glaucoma costituisce un rilevante problema di salute pubblica. Rappresenta la seconda causa di cecità nel mondo dopo la cataratta ma, a differenza di quest’ultima, la perdita visiva associata al glaucoma è irreversibile. Secondo recenti stime in Italia sono circa 800.000 i pazienti accertati. In termini percentuali ciò equivale al 2.5% della popolazione italiana sopra i 40 anni.

Da circa 2 anni l’Unità operativa di Oculistica di Belluno sta impiantando un dispositivo medico da inserire all'interno dell’occhio nei pazienti glaucomatosi. Tale dispositivo consente un deflusso dell'umore acqueo a livello dello spazio sottocongiuntivale in modo simile ad una trabeculectomia che è l’intervento standard nella chirurgia del glaucoma. La differenza consiste nel fatto che l’impianto del dispositivo con chirurgia mininvasiva non necessita di apertura della congiuntiva; inoltre consente un deflusso controllato dell’umore acqueo eliminando di fatto la complicanza maggiore della chirurgia tradizionale che è l’ipotonia spinta.

"Il dispositivo in uso a Belluno, Xen gel, è costituito da gelatina animale biocompatibile che grazie ad un trattamento crosslinkante presenta aumentata stabilità e durata nel tempo. E’ costituito da un tubicino di 6 mm con un diametro interno di 45 micron; tale calibro ridotto offre un’aumentata resistenza al deflusso di umore acqueo e previene fenomeni di ipotonia post-operatoria da eccessivo drenaggio dalla camera anteriore allo spazio sottocongiuntivale. Può essere inserito da solo o in associazione alla chirurgia della cataratta. Potenziali candidati sono tutti i pazienti affetti da glaucoma ad angolo aperto mal controllato dalla terapia o pazienti scarsamente tolleranti alla terapia. Tale procedura chirurgica non pregiudica la possibilità di eseguire una trabeculectomia in seconda battuta che si rende necessaria in circa il 10 % dei pazienti operati con questa tecnica. Si tratta di una metodica molto interessante, la più promettente nel campo del glaucoma tra i dispositivi attualmente sul mercato, mininvasiva, che apre importanti possibilità terapeutiche aggiuntive a quelle già presenti nella cura del glaucoma. I pazienti trattati con questa tecnica sono stati 20. Solo in un caso è stato necessario fare una trabeculectomia. Il vantaggio principale per i pazienti è l'aver eseguito l'intervento in anestesia topica e soprattutto il basso profilo di rischio di tale procedura (si evita completamente il rischio che l'occhio abbia pressioni troppo basse con collasso degli spazi interni», spiega l’oculista Marco Vaccaro.

sabato 4 gennaio 2020

Condoglianze alla dottoressa Casanova e famiglia per la scomparsa di Giulia

Belluno. La giornata di ieri è stata colpita dalla morte tragica e prematura della giovanissima Giulia.

L'Ulss Dolomiti tutta si stringe alla dottoressa Casanova, stimato medico in servizio al Pronto Soccorso di Belluno, e a tutta la sua famiglia per l'improvvisa perdita della piccola figlia. La direzione e tutta l'Azienda è profondamente colpita e addolorata per il grave lutto.

«Da genitore, non riesco a trovare le parole adeguate per esprimere fino in fondo lo sgomento ed il senso di angoscia che una perdita così repentina genera. Rimane la volontà di esprimere, a nome mio e dell’azienda ULSS Dolomiti, una profonda partecipazione a questo dolore che ha colpito la famiglia e scosso l’intera comunità», commenta il Direttore Generale Adriano Rasi Caldogno.

Mi associo alle parole del Direttore Generale e alla partecipazione dell'USSL Dolomiti tutta al dolore che colpisce la dottoressa Casanova e la sua famiglia.

2019: anno di soddisfazioni al Dipartimento Tasfusionale dell'USSL 1

Il 2019 si chiude con un ottimo risultato per la raccolta del Dipartimento Trasfusionale dell'Ulss Dolomiti diretto da Stefano Capelli. Superate le di 13500 di sacche di sangue intero e le 1000 di plasma raccolte dal dipartimento, frutto della generosità dei Bellunesi e dell'organizzazione del dipartimento stesso, con le quali si riesce a far fronte ai bisogni del territorio ed anche a cedere sangue ad altri Centri. Al 30 novembre le cessioni di sangue sono state 6.300 e, oltre al Veneto, sono state in Sardegna e Lazio.

Rispetto al 2018, la raccolta di sangue intero è in crescita sia a Belluno che a Agordo, Pieve di Cadore e Feltre; mentre la raccolta di plasma è stabile a Feltre e in deciso incremento a Belluno.

Ciò è stato possible grazie alla crescita degli aspiranti donatori, i u quali al 30 novembre erano già 1.146 rispetto ai 1.112 del 2018. Le donazioni su chiamata dei donatori hanno rappresentato l’8,5% delle donazioni totali.

Attività di consulenza di medicina generativa. Anche l'attività di consulenza di medicina generativa ha visto risultati in crescità: con 437 consulenze per la gestione di pazienti affetti da patologie degenerative osteo-artro-tendinee e ulcere cutanee di difficile guarigione (+28% rispetto allo scorso anno); l’attività di reclutamento di donatori di midollo osseo (+9%) e l’attività di consulenze per la gestione del patrimonio ematico di pazienti candidati a interventi chirurgici in elezione (+39%).

Attività scientifica. Per quanto riguarda tale attività ha visto la pubblicazione sulla rivista scientifica Nature di un articolo sulla medicina generativa firmato anche dai dottori Alessio Borean e Stefano Capelli. Un risultato di rilievo che da lustro anche in campo scientifico al dipartimento.