Lo sviluppo sostenibile è la nuova visione che sempre più dovrà pervadere ogni settore della società. Un nodo importante nella sostenibilità è il settore dei trasporti sebbene anche altri settori. Andiamo oggi a conoscere la posizione di CIPRA Italia grazie alle parole del direttore Franco Pastorelli in merito allo sviluppo delle Alpi e in particolare per ciò che concerne il settore trasporti.
Convenzione delle Alpi. La convenzione delle Alpi è un trattato vincolante di diritto pubblico
internazionale per la tutela e lo sviluppo sostenibile delle Alpi, i paesi
alpini riconoscono la loro comune responsabilità e si propongono di
garantire la tutela duratura ed efficacie delle Alpi in tutti i loro
aspetti: spazio naturale di eccezionali qualità ambientali, spazio vitale
per le popolazioni locali, regione economica, luogo di svago e di riposo,
patrimonio comune dell'intera Europa. Essa si compone di una Convenzione
quadro e dei Protocolli attuativi.
Nella Convenzione quadro sono specificati
solamente gli obiettivi e le regole generali, mentre le misure concrete sono
definite in appositi protocolli applicativi. Si tratta di singoli ed
autonomi accordi internazionali e contengono le disposizioni per l'attuazione
degli obiettivi negli specifichi campi applicativi: Protezione della natura
e cura del paesaggio; Pianificazione territoriale; Tutela del suolo;
Turismo; Agricoltura di montagna; Foreste montane; Trasporti; Energia.
Purtroppo mentre la Convenzione quadro è stata ratificata dall'Italia nel
1999 (Legge n. 403 del 14 ottobre) la ratifica dei protocolli attuativi è
avvenuta soltanto nel 2012 a causa del nodo relativo al Protocollo Trasporti
ed all'ostruzionismo esercitato da alcune parti politiche in nome della
lobby dell'autotrasporto. A causa di ciò il nostro Paese è in forte ritardo
nelle politiche di attuazione dei protocolli e nelle politiche per il
trasporto sostenibile in generale.
Protocollo Trasporti. Con la ratifica del Protocollo Trasporti l'Italia potrà finalmente dotarsi
di una politica dei trasporti credibile, a partire dal trasferimento modale.
Il Protocollo Trasporti può essere considerato l'autentico pilastro della
Convenzione che prevede non solo l'impegno a non costruire nuove strade di
grande comunicazione che attraversino le Alpi (e a mettere definitivamente
una pietra sopra progetti assurdi quanto improbabili del tipo Autostrada
Alemagna o Autostrada del Mercantour), ma anche misurre innovative volte a
migliorare l'efficienza dei trasporti.
Il Protocollo sui trasporti ha il
pregio di considerare le politiche dei trasporti nel loro complesso e di non
limitarsi alle politiche delle infrastrutture. Infrastrutture, vero limite
culturale della classe politica italiana, di ogni schieramento. Ministri,
sottosegretari, assessori regionali, per finire agli amministratori locali,
riducono quasi sempre il complesso sistema trasportistico ad una questione
di strade, autostrade, ferrovie, tunnel, ponti - spostando di conseguenza la
problematica ad una questione di cantieri, tracciati, costi
infrastrutturali - anziché tentare di ragionare su ciò che genera
"trasporto", ovvero domanda e offerta, mercato, dislocamento delle
produzioni e costi reali del trasporto.
TAV e la contrarietà non preconcetta. Perchè la TAV è un progetto nato male ed i tentativi di correggerlo in corso
d'opera si sono rivelati del tutto inadeguati. Si è pensato prima a
realizzare l'opera per poi capire a cosa dovesse servire (a trasportare le
merci? le persone? sulla base delle proiezioni di traffico degli anni '90?).
Paradossalmente per realizzare alcune tratte ad alta velocità (alcune
sensate, altre per nulla) alle quali sono state destinate tute le risorse
economiche, si sta smembrando la capillare rete delle linee ferroviarie
regionali e locali, quelle che quotidianamente dovrebbero servire milioni di
passeggeri costretti a viaggiare in condizioni pietose.
Non vi è dubbio che il trasporto su ferro sia molto più ecologico di quello
su gomma ed il trasferimento modale è uno dei nostri obiettivi. Tuttavia non
si può semplificare il complesso sistema dei trasporti ad un problema di
infrastrutture. E' provato, ad esempio, che la sola realizzazione di una
nuova linea ferroviaria come la Torino - Lione non riuscirebbe ad incidere
che minimamente sul trasferimento delle merci dall'autostrada alla ferrovia.
Si tenga conto poi che una linea ferroviaria tra Torino e Lione esiste già ed
è utilizzata per un terzo delle sue capacità. La realizzazione della grande
opera (tunnel internazionale) non risolverebbe che in minima parte il
problema dell'infrastruttura: infatti più che l'attraversamento delle Alpi
il collo di bottiglie è costituito dai nodi di Torino e di Chambery (nel
caso della Torino-Lione) i quali rimarrebbero irrisolti. Tutto questo senza
dimenticare il costo miliardario di una simile opera in un periodo di crisi,
l'impatto ambientale della cantierizzazione ed i tempi necessari a portarla
a compimento (se mai ciò dovesse avvenire).
Ringrazio il Direttore di CIPRA Italia non solo perchè ci fa capire meglio le motivazioni del dissenso ma pure per il materiale, attraverso il quale, a breve si approfondirà il discorso specifico della Torino-Lione.