lunedì 22 aprile 2013

Le elezioni politiche 2013 e la rielezione di Napolitano

Mai come oggi è doverosa una riflessione su ciò che è successo dalle elezioni politiche 2013 alla rielezione di Giorgio Napolitano.

E' innegabile che la novità del Movimento 5 Stelle abbia spaccato il parlamento in tre forze che si equivalgono (o quasi), anche per la difficoltà di instaurare dialogo tra le stesse, dando ingovernabilità. Tale risultato è dovuto certamente dalla rabbia dei cittadini e dalla crisi economica, ma anche dall'abile utilizzo della rete che a costi esigui ha portato il Movimento 5 stelle ad affermarsi.

La debolezza della classe politica si è registrata nella rielezione di Giorgio Napolitano supplicato da parte dei partiti politici e di parte dei delegati regionali ad una ricandidatura. Questo non è avvenuto per caso, ma per evitare l'imbarazzo ad una politica incapace. Anche in ciò il Movimento 5 Stelle è stato determinante, infatti lo stesso con le quirinarie (forse poco trasparenti) ha proposto dei nomi votati dai cittadini che dopo il rifiuto di Milena Gabanelli e Gino strada ha visto concentrarsi il Movimento sul nome di Stefano Rodotà. Un nome quello non negoziabile.

Fino alla sesta votazione, che rielegge Napolitano, il PD ha candidato con logiche differenti sia Franco Marini che Romano Prodi bruciando sull'altare delle divisioni interne tutte e due le candidature oltre che il segretario Bersani e la presidente dell'assemblea nazionale Rosy Bindi. Un risultato questo prodotto anche della pressione sui grandi elettori e dei parlamentari dei socianetwork e della rete. Due aspetti quello dell'affermazione del Movimento 5 Stelle e delle proteste piovute sulle varie candidature che dimostrano come partiti politici e i loro esponenti non sanno ancora governare la rete, ovviamente tranne il Movimento 5 Stelle.

Non si può parlare di golpettino come Beppe Grillo ha parlato circa ciò che è successo con la rielezione di Giorgio Napolitano, ma è la fine della Repubblica parlamentare per fallimento dei partiti. Ora è innegabile che l'uomo forte della Repubblica italiana è Giorgio Napolitano e ciò dovrà essere tenuto in considerazione dalle forze politiche. A questo punto, oltre che le riforme necessarie per far ripartire l'economia, le forze politiche dovranno assumersi una stagione di riforme istituzionali. Riforme istituzionali che devono affrontare il problema del bicameralismo perfetto che va superato e una riforma del sistema in senso presidenziale che non può più esser rifiutata. Sempre che si riesca a fare un governo e non si torni alle urne.

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