mercoledì 6 marzo 2013

Il mancato coraggio del PD

Oggi si terrà la direzione del PD al quale parteciperà Matteo Renzi. La letterà di Elisa Filippi sull'Adige del 3 marzo 2013 coglie nel segno il tema della vittoria di Pirro del PD: la mancanza di coraggio. Riprende un'affermazione di Renzi: "Grillo si sfida, non si rincorre".

La campagna elettorale ha visto una mancanza di coraggio del PD che ha permesso l'affermazione di Beppe Grillo e il recupero di Silvio Berlusconi. Non si può pensare di vincere le elezioni coltivando recinti elettorali; ma serve trovare soluzioni nuove, che senza tradire i principi del partito e della coalizione, siano innovative nell'affrontare i problemi convincendo anche chi è su altre idee a votare per la coalizione e il partito. Non far ciò ha portato il PD a perdere consensi che erano arrivati qualche mese prima a livelli che lo davano sicuramente vincente.

Non si è poi parlato a tutto il paese e a tutte le categorie, ma si è invece parlato ad un mondo che non c'è più facendo proposte per lo stesso. Il mondo attuale e futuro deve essere al centro delle proposte con tutele e risposte che devono guardare ad un mondo flessibile e che vuole progredire. La difesa del lavoro si deve ad esempio fare in mondo diverso tutelando il lavoro con sussidi di disoccupazione, servizi outplacment, riqualificazione, collocamento pubblico più efficace ed efficiente. L'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori tutela un posto divenendo un fattore di rigidità aziendale e che può aggravare le situazione delle aziende.

Si deve guardare al futuro e capire il paese con le sofferenze, i problemi, le opportunità. Il non capire le sofferenze e i problemi della gente da parte del PD ha portato all'affermazione del Movimento 5 Stelle e del PDL che hanno saputo leggere meglio il paese e i suoi umori a volte proponendo anche proposte irrealizzabili.

Il PD è in una scomoda, a dir poco, posizione di chi ha la vittoria di Pirro e di dover proporre come risolvere l'impasse istituzionale. Non facile visto che il PD chiude al PDL e apre al Movimento 5 stelle che chiude ad ogni governo non guidatato dal Movimento. Un rebus di comportamenti che portano ad un impasse senza precedenti che va sciolto dal PD con la sua direzione.

E'curioso in tal senso l'apertura del PDL a PD per bocca di Berlusconi forse per togliersi l'etichetta di irresponsabili e di guardare a interessi particolari. Angelino Alfano è stato chiaro il PD decida il tempo sta per scadere se sceglie di allearsi con Movimento 5 stelle noi saremmo all'opposizione e chiederemo sempre il numero legale. Decisioni difficili da prendere da Bersani che rischia di rimanere col cerino in mano, in quanto se non riescono a risolvere la situazione potrebbero esser etichettati come incapaci.

Tutti da un fallimento nel formare un governo ne uscirebbero male. Del PD si è detto, ma pure il Movimento 5 stelle non ne uscirebbe bene. Questo a maggior ragione se PD stanasse il Movimento 5 stelle proponendo temi cari all'elettorato del Movimento. Come potrebbe presentarsi agli elettori il Movimento se un governo, anche del PD, presentasse proposte qualificante anche del programma dello stesso?

Il PDL e Berlusconi potrebbero uscirne meglio avendo offerto collaborazione al PD quasi nel voler chiudere con il berlusconismo e anti-berlusconismo. Un approccio al dialogo e all'offerta all'avversario di aiuto che potrebbe aver presa sui cittadini.

Tra i perdenti l'Italia e le suo istituzioni che al di la del voto dimostrano di non riuscire a dare un buon biglietto di se nel mondo. Pronto a smentirmi se il PD con la sua direzione dimostrano pragmatismo e riescono a risolvere la situazione.

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