mercoledì 8 maggio 2013

Riforme istituzionali fattibili?

E' partito il countdown del governo che in 18 mesi porta ad una valutazione del risultato dello stesso che potrebbe arrivare alla caduta. Alla fine di questo periodo Enrico Letta valuterà se le riforme si possono fare o meno.

L'inizio non è confortante visto che ancora si litiga sulla oramai leggendaria Convenzione per le riforme e la presidenza e questo fa essere un po' scettico alla luce poi dei tentativi fatti in passato. Nel discorso si riprendono questi tentativi che sono falliti in passato emblematico quello della Bicamerale.

La base per le riforme istituzionali sono quelle evidenziate dalla commissione dei saggi messa in campo per un breve periodo da Napolitano. Sono riforme di buon senso che partono dalla situazione attuali.

Bicameralismo perfetto. Si mette in luce come il sistema bicamerale attuale ha fallito nel dare governabilità e se ne vuole un superamento. Un superamento con due camere di cui una delle autonomie, Senato delle Autonomie.

Spesso poi i parlamentari che vanno in parlamento come se fosse un referendum sul partito con liste bloccate dei parlamentari nei vari collegi. Su questo letta vorrebbe chiudere e ridare parola ai cittadini magari con una legge riformata che dia stabilità ad un governo. Andrebbe bene anche la precedente denominata Mattarellum nel discorso disse.

Un governo forte. Ci si accorge che attualmente serve si una assemblea di discussione e che faccia le leggi, ma serve un governo forte riconoscibile dai cittadini e che abbia la legittimazione popolare. E questa una riforma verso un sistema presidenziale. Sarebbe questa sicuramente una riforma forte ed auspicabile.

Le autonomie vanno riformate. Le autonomie locali vanno riformate con un revisione dei livelli di governo. In tal senso le provincie vanno abolite. Va fatta un'integrazione tra Stato e autonomie evitando doppioni valorizzando le regioni e i comuni. Bisogna che due termini siano ben chiari semplificazione e sussidiarietà, perchè questi governeranno l'azione. Non tagli indiscriminati però bensì un ragionamento serio di collaborazione tra stato e autonomie ordinarie e speciali. Va chiusa in tal senso la partita del federalismo che deve rivedere i rapporti centro periferia dando centralità ai territori e alle regioni.

E' un compito arduo quello del governo letta anche su questo punto che sembra non aver iniziato con le migliori condizioni il suo percorso. E' anche vero che Letta sembra volerci scommettere molto mettendo sul piatto le sue dimissioni dopo 18 mesi se vede che ciò in possibile. E pur vero che sembra ambizioso su questo punto se rincara pure la dose con la possibilità di esplorare il suggerimento del Comitato di Saggi istituito dal Presidente della Repubblica per la eventuale riorganizzazione delle Regioni e dei rapporti tra loro. Certo è che in primis la Lega Nord sulla Convenzione e tali temi, sebbene non abbia dato la fiducia al governo, presti molta attenzione.

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