domenica 1 settembre 2013

Quote rose soluzione definitiva o palliativo?

L'art. 3 della Costituzione enuncia che tutti sono uguali davanti la legge, ma a ciò non si ferma andando oltre affermando che la Repubblica deve tendere alla rimozione degli ostacoli all'effettiva uguaglianza. Un uguaglianza nelle condizioni di partenza che è garantita a tutti senza discriminazioni di sorta.

Se però andiamo nella realtà questa situazione è ancora un idealismo a cui tendere anche se molti passi avanti sono stati fatti. Oggi vorrei mettere in luce un problema a questa uguaglianza: la condizione femminile.

Molti passi avanti sono stati fatti, ma nel lavoro e nelle istituzioni sono spesso discriminate. Nel caso della politica e nelle posizioni manageriali sono state previste per legge delle quote rosa che però risulta essere si un passo, ma quasi un palliativo che nasconde le vere questioni. Questo forse è dovuto al fatto che affrontare le vere questioni è complicato in quanto richiedono interventi di diversa natura. Infatti per far emerge le donne e dare soluzione alla condizione femminile si dovrebbe:

  1. mettere in campo servizi sociali che aiutino la conciliazione del lavoro con gli impegni familiari;
  2. promuovere il merito;
  3. educare la popolazione sopratutto maschile ad assumersi doveri familiari e nella gestione della casa.

Investire in questi settori, sebbene non semplice in un periodo di risorse calanti, è nel solco del dettame costituzionale perchè tende ad eliminare le cause che speso bloccano l'ascesa delle donne sia nella conduzione delle imprese che istituzionali. Spesso ci si lamenta del fatto che le donne sono poco presenti ma sebbene le quote rosa qualcosa hanno fatto (sebbene io ritenga sia il modo sbagliato) e qualche donna è entrata nelle istituzioni segno che i temi forti non sono stati affrontati. Creare riserve simil-indiane non giova alla società ma nemmeno alle donne in quanto oltre a non affrontare le questioni sembra affermare una cosa che non è vera le donne sono meno meritevoli.

Il merito e la conciliazione del tempo famiglia e altri impegni sia politici che lavorativi è la strada da seguire svecchiando una società che vede ancora la donna relegata spesso nella gestione della casa e dei figli.

Visto che nel merito non hanno nulla da imparare le donne con una sua promozione avrebbero tutto da guadagnare come tutte le persone tra cui anche uomini e giovani meritevoli. Non sempre il merito è stata la stella polare per la scelta delle persone apicali e altri criteri si sono imposti.

Per la conciliazione dell'impegni politici, lavorativi e familiari la questione è più complessa perchè richiede investimenti cospicui in servizi sociali e in una cultura che lentamente cambia ma che spesso è ancora maschilista. Cambiare una cultura è complicato e richiede investire nella scuola che deve già dalle giovani generazione cambiare mentalità.

A volte i nostri politici però tra cui anche la rappresentanza politica femminile locale cerca la soluzione forse più semplice delle quote rose e di più immediato anche se esiguo impatto; invece di affrontare le cause che danno risultati in prospettiva e non immediati ma di maggiore impatto.

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