giovedì 20 dicembre 2012

Fiat non abbandona ma anzi inizia a mettere in pratica il rilancio

La Fiat Spa ha in sede di presentazione dei dati del terzo semestre messo in luce i piani di investimenti per l’Italia. Questo alla luce anche del fatto che è stata perseguita la storia comune con Chrysler, la quale a permesso alla Fiat di entrare negli Stati Uniti.

I dati a differenza di Amazon sono divisi per zone e mettono il luce che il vero problema per Fiat è l’Europa che non dimostra dati positivi. La zona più positiva rimane l’area NAFTA e LATAM, con la prima più positiva con 2089 e 783 milioni euro rispettivamente. E’ interessante notare che l’APAC ove la presenza di Fiat chiude in positivo a 219 milioni di euro. L’EMEA invece chiude negativamente per 573 milioni di euro dimostrando come l’Europa, il Mediteranno e l’Africa siano la zona in cui Fiat soffre.

Soffre in particolare per la perdita di consegne che se contiamo l’apporto di Chrysler nell’EMEA si è notata una perdita di 141000 veicoli. Se si comparano i dati di tutte le area sia come fatturato che consegne, visto che tutte le area hanno dati complessivi si nota che l’Europa è la vera preoccupazione.

Ora come ora l’attività in Europa viene finanziate dalle altre aree e questo per un po’ andare avanti bisogna creare valore. Il clima per gli accordi sindacali faceva pensare, dopo la lacerazioni dovute a Fabbrica Pomigliano, sembrava che il contatto coi lavoratori fossero persi dopo gli attacchi Fiom e le varie cause: non è così per fortuna.

Il settore dell'auto è in crisi e non sembra riprendersi e mostra che l'Europa ha molti problemi in tal senso sembra non riprendersi a breve, nemmeno l'Italia se la passa bene con perdite superiori al 20% nelle vendite. E' così evidente che qualcosa no va? Per esser più chiari basta guardare le imposte sul reddito che ammontano a 195 milioni e provegono da imponibili fuori dall’Europa e per l’Italia si concentrano sul costo del lavoro.

Cosa fare? Marchionne ha centrato il punto in quanto Fiat è concentrata sul settore generalista e ciò non funziona in Italia che trova concorrenti agguerriti che posso sfruttare anche costi del lavoro minori. Ecco quindi che l'accordo raggiunto con i sindacati o quasi tutti in Fabbrica Italia è stato utile.

Non bastava però ciò a voler invertire la situazione ma serviva che l'Italia che vede grande presenza di automobili tra i suoi cittadini e mostra un costo del lavoro alto voler cambiare strategia anche per evitare di dover chiudere altri stabilimenti oltre Termini Imerese.

La strategia dei mercati internazionali. La strategia di puntare su un prodotto che possa approcciare ai mercati internazionali è l'alta gamma che vede oggi aggiungersi il suv Jeep a Melfi. Un primo segnale concreto. Altri brand che verranno sviluppati sono Alfa Romeo, Maserati, Jeep, 500. Questo dimostra che si vuole realmente non abbandonare l'italia ma anzi di voler realmente rimanerci senza richiedere contributi pubblici.

Altri settori. Altri settori importanti ove si vuole rimanere sono i veicoli commerciali, sebbene il momento di crisi.

Esistono poi le tecnologie di differenziazione o sostenibili che mi limito ad elencare:

  1. Twinair engine;
  2. new generation of di totale automatica trasmissione for applicazioni FWD, RWD, ADW;
  3. una più ampia gamma di veicoli a metano e biometano;
  4. veicoli bio-fuel dal brasile a tutto il mondo con il prima iniezione Tetra fuel che può usare: petrolio, bioetanolo, gasolina, gas naturale;
  5. Ecodrive Live una tecnologia che serve per aiutare ad una guida più responsabile da un punto di vista ambientale;
  6. Fiat 500 EV, la quale sarà il modello completamente elettrico della Fiat a 83KW.

Molti passi sono stati fatti e altri ne verranno fatti e anche gli operai di Melfi lo stanno riconoscendo ancne applaudendo. Non tutto è rose è fiori e si stanno usando ancora massicciamente gli ammortizzatori e ci si augura col tempo di farli rientrare.

Unica nota stonata Termini Imerese per il quale Fiat per tempo aveva avvisato che chiudeva, ma che non si è stati ancora capaci di ricollocare. Molte storie ci sono state e non è parlato pure qualche tempo. Serve capire che serve una riconversione della zona e degli operai e creare sviluppo in tutte le zone del paese ovviamente secondo la propria vocazione. Ancor oggi il governo non è riuscito nemmeno con la buona volontà di Fiat a trovare un nuovo sviluppo: forse con le zone franche andrà meglio. A mio avviso l'unica cosa da fare è puntare sulle qualità che pure la Sicilia ha e sfruttrarle al meglio cosa che spesso non fa.

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